16 Febbraio 2014 Condividi

Industriali insieme nella «Gran Sasso»

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Non è solo in nome della spending review che viene portato avanti il progetto di Confindustria Gran Sasso, la fusione delle associazioni degli industriali di Teramo e L’Aquila. In queste due province, fatte le dovute valutazioni strategiche, può essere portata avanti una road map volta a valorizzare le eccellenze e le specificità del tessuto produttivo da un lato all’altro del Gran Sasso.

Tutto nasce dall’indicazione di Confindustria nazionale, secondo cui entro il 2017 le associazioni industriali devono raggiungere dimensione minima di 3 milioni di euro di ricavi. A dire il vero per arrivare al tetto minimo sarebbe necessaria la fusione di tutte e quattro le associazioni, ma in Abruzzo è stato deciso di procedere per gradi.

Il primo passo, appunto, è quello di creare un ponte fra la zona industriale di Pile (o di Bazzano) e quella di Sant’Atto. In parallelo viene portata avanti la fusione tra Confindustria Chieti e Pescara (vedi servizio in basso).

«Le due associazioni si fonderanno con pari dignità», spiega Nicola Di Giovannantonio, direttore di Confindustria Teramo. «Rimarranno le due strutture fisiche di Teramo e dell’Aquila e non cambierà sostanzialmente nulla a livello operativo di base. Ma alcuni servizi per le imprese verranno integrati. In primo luogo, il progetto Confindustria Gran Sasso viene portato avanti per abbattere i costi, il personale man mano che va in pensione non sarà rimpiazzato. E questo soprattutto per le figure apicali: alla fine ci sarà un solo direttore e due responsabili a Teramo e L’Aquila. Saranno mantenute le due l’identità anche perché le caratteristiche del tessuto produttivo teramano sono totalmente diverse da quello aquilano».

Saranno gestiti alcuni settori in maniera condivisa a partire dalle società di servizi. Alla fine del processo, Confindustria Gran Sasso, avrà un unico consiglio direttivo con 10 componenti aquilani e 10 teramani, un unico presidente che avrà incarico secco di due anni e la cui provenienza sarà alternata. Oggi Confindustria L’Aquila conta circa 350 iscritti, mentre 380 sono quelli di Teramo. Entrambe le sedi provinciali contano 10 dipendenti, entro tre anni l’organico sarà più o meno lo stesso, cambieranno solo alcune funzioni. L’associazione aquilana, compresa l’annessa società di servizi, conta un fatturato di 1,1 milioni di euro. Circa un milione il fatturato relativo all’associazione teramana. Confindustria Gran Sasso avrà un fatturato stimato di 2 milioni di euro e sarà il punto di riferimento di 800 imprese, in tal senso è previsto un incremento. La sola società di servizi fatturerà sui 500mila euro e avrà 5 dipendenti, mentre altri 14 resteranno nell’associazione principale. Le prime iniziative verso l’aggregazione, come ribadito dai direttori delle due associazioni (Carlo Imperatore e Antonio Cappelli per L’Aquila affiancano il teramano Di Giovannantonio), saranno rappresentate dalla costituzione del Comitato Piccola industria e del Comitato Giovani imprenditori di Confindustria Gran Sasso.

«L’obiettivo», spiega Imperatore, «è quello di favorire un processo di integrazione che parte dal basso. Un percorso orientato verso l’aggregazione delle risorse e la verticalizzazione merceologica delle associazioni: manifatturiero, servizi, sanità, turismo e terziario. Si favorisce così un cartello di imprese associate che possono essere ben rappresentate dentro e fuori del territorio». Imperatore parla della necessità di dare una spinta al sistema associativo, di favorire l’interazione commerciale e lo sviluppo di nuovi business.

«Dobbiamo difendere le nostre peculiarità territoriali», sottolinea, «ad esempio, nella provincia dell’Aquila c’è un tipo di impresa, quella del call center che dà lavoro a circa 2mila dipendenti, regolarmente assunti. Ma il discorso è più che altro legato alla necessità di superare il dualismo tra la costa e la montagna, valorizzando i nostri imprenditori, penso alle eccellenze del nostro polo Farmaceutico oppure alle aziende del polo est del capoluogo abruzzese, come la Optoplast e la Edimo. Penso anche alla Siapra, che ha chiuso gli stabilimenti in Cina per potenziare lo stabilimento di Avezzano. Sul fronte Teramano, non si può non tenere in considerazione realtà industriali come Proel, Geal o Baltour». Un’industria fiorente anche in un momento di crisi, come quella che ha ridimensionato le prospettive della Val Vibrata.

Naturalmente, nel calderone verranno inserite le difficoltà, ma anche le prospettive legate al terremoto, a partire da quel famoso 5% della delibera Cipe destinato allo sviluppo industriale.

di Fabio Iuliano – fonte