25 Luglio 2014 Condividi

A lezione di business dai Pearl Jam

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Sono anni in cui tutto quello che viene definito “Digital” ha come conseguenza principale la capacità di mettere in discussione il concetto di “rappresentanza” tra i differenti livelli di una qualsiasi organizzazione strutturata e relazionale. Abbiamo la fortuna, decidete voi se è tale, di essere testimoni di anni in cui ci convinciamo del valore distorto dell’ “autoreferenzialità” come ostacolo allo sviluppo delle idee e del cambiamento. In tutti questi anni c’è una realtà, un contesto, definiamolo pure un eco-sistema, in cui tutto questo è stato superato.

Sto parlando dei Pearl Jam e della loro “Pearl Jam Family”.

Io ne faccio parte con rispetto, dedizione e gioia dal 1992. Quindi il mio giudizio è totalmente di parte.

Sappiate che tutto quello che scriverò è assolutamente distorto da un affetto e da una riconoscenza che solo coloro che ne fanno parte possono capire.

Per “Pearl Jam Family” intendo proprio quell’ecosistema di creatività e di business in cui, quando se ne è protagonisti, comprando dischi, partecipando agli eventi o scambiando esperienze sui social network (un saluto e un ringraziamento a pearljamonline.it) non lo si fa per trasposizione tra simbolo totemico, la/le rock star e i fan, o per “vorrei essere loro“, ma lo si fa e si partecipa perché si vuole compiere un atto per se stessi e per la tribù al quale si appartiene.

Come detto in questo caso non esiste rappresentanza tra la “rock star” e i fan, non c’è auto-referenzialità siamo alla sublimazione della partecipazione e dell’immedesimazione.

Se dovessi utilizzare delle metafore per spiegare che tipo di legame ci caratterizzi penso che i Pearl Jam siano come la Nutella per coloro che amano la Nutella e ovviamente anche per il suoi/loro detrattori.

Non utilizzo questa metafora per comunanza di vasetti che il nome ispira, ma perché in tutti gli altri brand o prodotti che ho scomodato o che ho trovato in rete per questo paragone, (tra i quali NikeU2, GoogleRadiohead, AmazonBruce Springsteen, AppleBeatles) mi è sempre mancata quell’essenza e quella sintesi tra famiglia e community che sento quando sto insieme ai “miei simili” o quando parlo con loro dei Pearl Jam.

E per questo mi sembra altrettanto naturale cercare di conciliare la mia passione personale e musicale con la mia passione professionale e intellettuale provando a capire e individuare le lezioni che le aziende possono imparare dai Pearl Jam e dalla loro capacità di costruire un modello di business che definiremmo sostenibile e fidelizzante.

Una vera e propria community di valori, intenti e di partecipazione attiva. Il sogno di ogni azienda sul mercato e sui social media!

Ecco qualche regola o meglio suggerimento che i Pearl Jam possono insegnare alle aziende:

Trova punti di riferimento nel passato che possano ispirarti e darti l’esempio

The Who,  Ramones e soprattutto Neil Young rappresentano tre riferimenti molto importanti per i Pearl Jam.

Quali sono i riferimenti del passato della vostra azienda?

  • Supporta i progetti “laterali” dei componenti del tuo team

Le esperienze da solista e non solo dei singoli componenti della band sono celebrati e supportati. Questo supporto non riguarda solo le esperienze musicali ma anche le attività e gli impegni nel sociale.

Sei a conoscenza dei progetti “laterali” dei tuoi colleghi, dei componenti del tuo team? Ne sei in qualche modo coinvolto?  

  • Investi nei tuoi migliori clienti e loro investiranno in te

Dal 2000 in quasi  tutti i concerti ai quali i Pearl Jam hanno partecipato o organizzato i posti migliori sono stati riservati ai client migliori, ai  più affezionati, ai membri del fan club (Ten Club), per i quali si è compiuto un investimento in IT senza precedenti per abilitare e proteggere la piattaforma social, community e di ticketing.

Quanto è la quota parte del tuo budget  commerciale e di marketing che la vostra azienda dedica esclusivamente ad iniziative dei vostri migliori clienti? E come individuate i vostri migliori clienti?

  • Coinvolgi i tuoi migliori clienti nei processi produttivi

Si parla molto di open innovation nella fase di generazione delle idee ma meno frequenti sono gli esempi di coinvolgimento dei migliori clienti nei processi di execution e di delivery. Ecco la storia di Brian Farias.

Quali sono le vostre esperienze di  open innovation o meglio di ascolto sistematico dei vostri clienti? Quali quelle di coinvolgimento diretto nei vostri processi decisionali?

  • Dai l’esempio, non essere irraggiungibile

Non comportarti da Rock Star, dai l’esempio, non accontentarti ci lasciare il segno. I Pearl Jam sono riconosciuti nel music business per essere rispettosi non solo dei fan ma di tutti coloro che partecipano dietro le quinte alla produzione di tutti i loro eventi.

Quali sono le linee guida di comunicazione interna del management? Quali sono le azioni di coinvolgimento e di condivisione delle scelte con le risorse interne?

  • Internalizzare i mercati paralleli

Negli ultimi 10 anni i Pearl Jam sono caratterizzati da un uso sapiente della tecnologia. Ecco un esempio, hanno saputo assecondare il fenomeno “illegale” dei bootleg trasformandolo in un modello di business ufficiale che li porta a produrre una media di 30-40  CD/Album ufficiali in un anno con un altissimo tasso di up-selling sui singoli target sposando la legge della coda lunga e della mucca viola.

Nella vostra azienda esistono gruppi di lavoro che hanno come obiettivo quello di analizzare i trend del cambiamento dei settori per valutare gli impatti e le possibili soluzioni?

  • Coerenza, coerenza e coerenza

Trovatemi una persona che dubiti della coerenza dei Pearl Jam nel loro insieme e singolarmente!

Siete a conoscenza del valore percepito dai vostri clienti del vostro operato? Avete l’evidenza dell’esperienza alla quale costringete i vostri clienti nell’utilizzare i vostri prodotti/servizi e/o canali di relazione?

Spero di essere stato sufficientemente obiettivo.

Se non lo sono stato vi chiederò scusa sotto il palco nel TEN CLUB PIT!

We will keep on rockin’ in a free world with you!

di Ivan Ortenzi –  fonte Ars et Inventio