Dai segni del sisma al Mondiale Under 20
Nel rugby alcune mete valgono ben più dei punti sul tabellino. Come quella che Riccardo Ioannucci ha segnato il 6 aprile 2024 allo stadio ‘Tommaso Fattori’ dell’Aquila nell’amichevole tra Italia e Inghilterra Under 19. Una giornata limpida e una data che stringe il cuore, quindici anni esatti dal sisma del 2009.
Sulle maglie degli azzurri i nomi di Lorenzo Sebastiani e Riccardo Giannangeli, due rugbisti scomparsi quella notte tragica. Così quella corsa verso i pali, quel tuffo oltre la linea, ha avuto il sapore del riscatto.
Riccardo, classe 2005, è uno dei ragazzi della ricostruzione: cresciuto tra impalcature, puntellamenti e campi sportivi. Oggi per lui è arrivata la convocazione ai Mondiali Under 20, in programma dal 29 giugno al 19 luglio tra Lombardia e Veneto.
“Un’emozione unica”, aveva definito un anno fa quella meta, segnata al 33′ della ripresa, dopo tre quarti in cui gli azzurri avevano faticato. Non ha cambiato l’esito della partita – vinta 40-10 dai giovani leoni inglesi – ma ha scaldato il cuore degli aquilani tra i cinquemila spettatori. Riccardo ora milita nel Petrarca Rugby: tante presenze con la squadra di A1, qualche apparizione anche nella Serie A Elite.
Gioca centro: intelligenza tattica, solidità difensiva, ispirazione britannica – Owen Farrell su tutti. Ma le radici restano profonde all’Aquila, dove ha cominciato con la Polisportiva e la Rugby Experience.
Un percorso passato per l’Accademia Fir, le selezioni giovanili, il 6 Nazioni con l’Italia Under 20. A farsi notare nel rugby dei grandi ci è arrivato nel 2024, brillando contro Giappone (a Calvisano) e Galles (a Viareggio). Dopo quelle partite, il suo procuratore Lanfranco Massimi ha avuto più di un’offerta: la scelta, condivisa con la famiglia, è caduta su Padova.
A trasmettergli la passione è stato il padre Diego, ex rugbista della Scavolini fino all’Under 19. Fuori dal campo, Riccardo studia Psicologia, ama la musica e il suo cane. Il suo brano preferito è ‘End of Beginning’ di Djo. La sua storia personale si intreccia con quella di una generazione post-sisma: libera da un passato ingombrante, ma ancora chiamata a fare della memoria la propria identità.
