Ovunque ci porteranno….
“Ovunque ci porteranno, per noi sarà meglio. Inshallah, se Dio vuole”.. Lo ha detto uno dei ragazzi mentre, sul display del telefono, una traduzione automatica trasformava le parole in italiano: “La polizia mi ha detto che sta per arrivare un bus per portarvi fuori dalla regione”. Poco dopo, il bus è arrivato davvero.
Sin dall’alba, davanti alla Questura, il gruppo di giovani migranti ha stretto negli zaini tutto quello che possiede. Per quasi due settimane hanno dormito nei parchi del centro, all’aperto, tra le coperte distribuite dai volontari e la speranza che qualcosa si sbloccasse. La convocazione era per le 7. Uno alla volta, i nomi sono stati controllati: nessuno sapeva la destinazione fino a quando un ragazzo, dopo aver parlato con un agente, non ha mostrato il messaggio tradotto sul telefono. Calabria. Crotonese. Salendo sul pullman hanno guardato le ultime case dell’Aquila scorrere oltre i finestrini. È un viaggio senza garanzie, ma almeno è un viaggio sotto un tetto. E nelle parole ripetute con voce bassa c’era più speranza che rassegnazione: “Ovunque ci porteranno, sarà meglio”.
Un pullman organizzato dalle forze di Polizia ha trasferito questa mattina il gruppo di migranti che da giorni sostava davanti alla Prefettura e nel centro storico dell’Aquila. Tutti uomini fra i 20 e i 40 anni, arrivati lungo la rotta balcanica e rimasti all’aperto in attesa dell’avvio delle procedure per la richiesta di protezione internazionale, sono stati convocati alle 7 davanti alla Questura.

Secondo quanto comunicato ai presenti, il bus raggiungerà diverse strutture di accoglienza tra le province di Crotone, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia, dove potranno proseguire l’iter previsto dalla normativa. Gli operatori della Questura hanno effettuato le identificazioni e predisposto il trasferimento.
Il gruppo, inizialmente composto da circa 25 persone, è quasi raddoppiato nell’arco di due settimane. Sul pullman sono salite 45 delle 47 persone individuate per la partenza. Nei giorni scorsi, associazioni, volontari e realtà religiose hanno fornito coperte, pasti e beni di prima necessità. La Fraterna Tau, tra le realtà in prima linea, aveva segnalato la difficoltà di gestire l’aumento progressivo delle presenze in strada. La scelta del trasferimento fuori regione chiude la fase di emergenza che aveva costretto il gruppo a trascorrere notti nei parchi e giornate sul marciapiede della Prefettura.
L’emergenza ha riacceso il confronto politico in città. Da un lato le opposizioni chiedono una presa di posizione netta e soluzioni strutturali. Tra le voci più critiche c’è quella del consigliere comunale di Avs Lorenzo Rotellini, che ha parlato di “decine di persone che vivono tutto l’anno per strada, dormendo al freddo e al gelo, senza un tetto, senza un punto di riferimento”, proponendo l’apertura di un dormitorio pubblico.
Sulla stessa linea interviene il Partito Democratico: Alessandro Tettamanti (segretario circolo L’Aquila Centro) e Nello Avellani (segretario comunale) sostengono la necessità di un intervento strutturale e immediato, chiedendo l’apertura di un dormitorio pubblico per garantire un’accoglienza notturna ai senza dimora, soprattutto nei mesi più freddi. Secondo loro, l’attuale servizio comunale offre posti insufficienti e non risponde al bisogno reale della città. L’obiettivo, ribadiscono, è impedire che qualcuno debba dormire per strada e che il tema venga trasformato in polemica politica invece che affrontato con soluzioni concrete e coordinate tra istituzioni e associazioni.
Sul tema intervengono anche i consiglieri Gianni Padovani ed Enrico Verini, che spostano il confronto sul futuro del Progetto Case. I due chiedono al sindaco Pierluigi Biondi di avviare una discussione “su come utilizzare e valorizzare davvero quel patrimonio”, proponendo di destinare le piastre ristrutturate e le abitazioni equivalenti a progetti sociali e alla residenzialità studentesca, e di “smantellare le piastre ormai ammalorate ed economicamente insostenibili”. Secondo Padovani e Verini, il rischio è che gli appartamenti vuoti “si riempiano del peggio” e che “la gestione del fenomeno migratorio ricada solo sulla città, senza un coordinamento nazionale”.
Dall’altra parte, il sindaco Pierluigi Biondi rivendica invece il lavoro svolto dall’amministrazione e risponde alle polemiche con un lungo post sui social. Definisce “bestialità” l’idea che in città ci siano decine di persone che vivono stabilmente in strada e ricorda la collaborazione in corso con la Croce Rossa nel progetto “Invisibili”, che attualmente ospita dieci persone in alloggi veri, “non dormitori promiscui”. Biondi sostiene che l’arrivo dei richiedenti asilo a L’Aquila non sia casuale, parlando di un presunto “arrivo a chiamata” legato a movimenti antagonisti, e annuncia che i migranti sono stati destinati ad altre strutture fuori regione “dove sono state accertate disponibilità di posti”.
“L’Aquila fa la sua parte nell’accoglienza – afferma – ma non prendiamo lezioni dalla sinistra. La solidarietà per noi non è un’ora di aperitivo: è lavoro quotidiano”.
di Fabio Iuliano – articolo/tematica uscito su L’Aquila Blog / Centro / Ansa
