Il dirigente col Daspo torna al Chieti calcio
Non può mettere piede allo stadio durante le partite, ma potrà tornare a lavorare per la sua squadra: Alessandro Mancinelli, ex dirigente accompagnatore del Chieti Calcio, squadra di serie D, è stato richiamato dalla struttura societaria nonostante un Daspo di quattro anni ancora in corso.
Il provvedimento, emesso nel 2023, è legato a un episodio avvenuto al termine di un acceso match contro L’Aquila: secondo le ricostruzioni, Mancinelli avrebbe colpito con una bottiglia il team manager avversario nel corso di una rissa tra tesserati. Una versione che l’interessato e il suo legale hanno sempre respinto, dichiarandosi pronti a dimostrare l’estraneità ai fatti nel corso del procedimento giudiziario.
Nel frattempo, però, il club lo ha riaccolto con convinzione, affidandogli un incarico diverso da quello precedente: già responsabile della sicurezza e della logistica, Mancinelli seguirà ora le attività di marketing. “Sappiamo chi è Alessandro: per noi è una persona seria, ci ha già dato tanto e continuerà a farlo. Non può assistere alle partite? Poi ci divertiremo a raccontargli com’è andata”, ha dichiarato a una tv locale il presidente del Chieti, Gianni Di Labio, affiancato dallo stesso Mancinelli e dall’avvocato Monica D’Amico.
La notizia ha suscitato reazioni contrastanti, data la natura del provvedimento ancora attivo. Il Daspo, infatti, vieta l’accesso a manifestazioni sportive su tutto il territorio nazionale e in ambito Uefa, ma – come ha chiarito D’Amico – non costituisce una condanna penale e non preclude altre attività. “Non può avvicinarsi allo stadio durante le partite, ma può svolgere normalmente il suo lavoro all’interno della società – ha spiegato la legale – Ha maturato esperienza ed è una risorsa per il club. Peraltro, il suo ritorno è stato accolto con favore da molti tifosi: parliamo di un giovane molto attivo per la società e per la città, anche attraverso iniziative di volontariato”.
Nel tentativo di smorzare qualsiasi polemica, Mancinelli ha affidato ai social un messaggio in cui ha ribadito la propria estraneità all’episodio contestato. “Il Daspo non è una condanna penale, ma una misura amministrativa – ha sottolineato – e sarà rispettato integralmente, nel pieno rispetto delle regole e delle istituzioni competenti. La mia nomina all’interno della società non comporta alcuna violazione della normativa vigente, né compromette la sicurezza degli eventi sportivi. Ho accettato questo incarico con orgoglio e senso di responsabilità, esclusivamente per contribuire al bene del Chieti Calcio e alla crescita del nostro progetto. Il nostro impegno è rivolto al campo, ai tifosi e alla città che amiamo”.
di Fabio Iuliano / Ansa
