Addio a Berengo Gardin, l’artigiano dell’immagine che raccontò L’Aquila
7 Agosto 2025 Condividi

Addio a Berengo Gardin, l’artigiano dell’immagine che raccontò L’Aquila

Un artigiano dell’immagine. Così amava definirsi Gianni Berengo Gardin, morto oggi a Genova all’età di 94 anni. Con la Leica in mano e uno sguardo vigile, discreto, profondo, è stato tra i grandi testimoni visivi del Novecento italiano. E tra i tanti luoghi fissati nel tempo dai suoi scatti, l’Abruzzo occupa un posto speciale: nei volti, nei gesti, nelle architetture, ma anche in un rapporto autentico, personale, che ha legato il fotografo, in particolare a L’Aquila e a Scanno.

Nato a Santa Margherita Ligure il 10 ottobre 1930, considerava Venezia la sua vera città natale. Lì aveva studiato e iniziato a fotografare, dando vita a una carriera monumentale: oltre due milioni di negativi, più di 260 libri, 360 mostre personali in tutto il mondo. Nel 1972 Modern Photography lo inserì tra i “32 World’s Top Photographers”; dieci anni dopo lo storico dell’arte Ernst Gombrich lo citò come unico fotografo nel saggio L’immagine e l’occhio (Einaudi). Nel 2008 ricevette il Lucie Award alla carriera a New York, riconoscimento già assegnato a maestri come Cartier-Bresson ed Erwitt. A seguire, una laurea honoris causa in Storia della Critica d’Arte all’Università Statale di Milano (2009), il Premio Kapuściński per il reportage (2014) e l’ingresso nella Leica Hall of Fame nel 2017.

Berengo Gardin ha attraversato l’Italia del dopoguerra con la fotografia come strumento di indagine e denuncia sociale. Come nel caso di Morire di classe (Einaudi, 1969), il celebre reportage sui manicomi italiani realizzato insieme a Carla Cerati sotto la guida di Franco Basaglia. Quelle immagini contribuirono alla battaglia culturale che portò, nel 1978, alla Legge Basaglia. “Bisognava raccontare la condizione ancora prima della malattia”, era solito spiegare.

Dopo aver vissuto a Venezia, Roma, Lugano, Parigi, si era stabilito a Milano dal 1965, alternando collaborazioni giornalistiche a una produzione indipendente incentrata sul libro fotografico, sua forma prediletta. Ha raccontato Venezia – la sua città dell’anima – senza indulgere nei cliché, puntando a coglierne la quotidianità viva e fragile.

Il suo sguardo sull’Abruzzo si è posato soprattutto su due luoghi simbolici: Scanno e L’Aquila. Del borgo montano, già immortalato da Cartier-Bresson e Giacomelli, Berengo Gardin ha restituito l’essenza fatta di dignità e silenzio: anziane donne in nero, bambini, scalinate, atmosfere sospese. Era stato insignito della cittadinanza onoraria di Scanno.

Con L’Aquila, invece, ha stretto un legame profondo e duraturo. Già negli anni Novanta aveva documentato il volto umano e architettonico della città. Dopo il sisma del 2009, è tornato per realizzare uno dei lavori più toccanti della sua produzione, il libro L’Aquila prima e dopo, un reportage nella disperazione e nella speranza. Un volume di 148 pagine con immagini realizzate a più riprese dal 1995 al 2011, che documentano con precisione e passione la vita della città dell’Aquila, offesa dal terribile terremoto del 2009. Gli spazi cittadini, affollati prima e deserti dopo il sisma, le strade vuote, i monumenti ormai fragili simulacri di quel che erano, la popolazione aquilana e il dramma di quel difficile periodo. Una città allora bloccata e ferita, con un centro storico trafitto da impalcature, nascosto da teli e travi, strade una volta brulicanti di suoni e di vita, poi deserte.

“Era un modo per raccontare il senso di esilio quotidiano che vive chi è stato sradicato dal proprio luogo”, si trovò a spiegare. “Un gravissimo lutto per la cultura europea”, spiega Massimo Cialente, all’epoca sindaco del capoluogo, “Uno dei grandi maestri della fotografia. Grande amico dell’Aquila, della quale pubblico un meraviglioso libro. Lo ricordo con grande emozione”.

All’Aquila è legato anche il libro Percorsi di luce (Mazzotta, 2008), omaggio fotografico a Marcello Mariani, figura centrale dell’arte contemporanea italiana. Berengo Gardin ha saputo tradurre in immagini la ricerca pittorica di Mariani, fatta di luce e materia, radicata nel territorio ma aperta al linguaggio universale dell’arte informale.

Foto Alessio Jacona from Rome, Italy – Gianni Berengo Gardin – fonte: L’Aquila Blog