Febbre da vinile a Pescara
Al centro della copertina del 45 giri due misteriose donne che indossano un copricapo tradizionale tipico della cultura berbera del sud del Marocco: è la rielaborazione di una vecchia foto di Irving Penn a cura di Pierò Pelù, frontman dei Litfiba per quello che è conosciuto come uno degli oggetti più ambiti tra i collezionisti di dischi, non solo tra i fan del gruppo fiorentino. Il 7″ della Fonit Cetra uscito nel maggio 1983 “Luna / La preda” è attestato come primo singolo, una delle rarità esposte alla 18esima edizione della Fiera del disco ospitata nel week-end nel Padiglione della Marina di Pescara, al Porto turistico. Una full immersion nella musica, con dischi in vinile, cd di tutti i generi musicali dalla musica classica, al punk, dalla dance all’hip-hop, dal jazz al metal, ma anche materiale promozionale, gadget, e memorabilia ma soprattutto un canale di scambio per espositori – circa settanta – e appassionati.
“NON SO FARNE A MENO”. Questi ultimi soprattutto: “Ogni anno, mi dico basta, che non ci vado più, tanto ormai ho quasi tutto quello che mi interessa, entrare in questi posti non mi appassiona più… e invece eccomi di nuovo qui”, commenta Adolfo Scimia, mentre tiene gli occhi puntati sulla perla rara dei Litfiba. È partito dall’Aquila con la consapevolezza che di queste occasioni ce ne sono tante, ma non tantissime. Unica accortezza, tenere d’occhio il plafond della carta di credito. Sì perché, tanto per fare un esempio, il singolo in questione dei Litfiba è quotato 500 euro, anche in virtù della presenza di Luna brano onnipresente nei concerti dal 1981 al 1987, ma poi messo fuori scaletta perché piaceva agli estremisti di destra, che rispondevano con il saluto romano sulla frase finale (ripetuta più volte) “sarò re e un dittatore”.
LE RARITÀ. Ma le occasioni sono tantissime. Sempre per una somma di 500 euro ci si poteva riportare a casa la prima stampa statunitense dell’Unplugged in New York dei Nirvana, messo in vendita accanto a Nevermind (quotato circa la metà), l’album che ha segnato la scena alternative rock degli anni Novanta, e ad altri capolavori di quel fermento. Non solo, gli appassionati dei Pink Floyd si sono ritrovati una serie di rarità degli esordi. “Qualche anno fa”, spiega ancora Scimia la cui collezione privata conta centinaia di vinili, “ho trovato su questi scaffali The Final Cut con tanto di autografo di Roger Waters a 350 euro, non ho saputo resistere. D’altra parte, quello è stato il mio primo album in assoluto. Da ragazzo ascoltavo i vinili sul giradischi di mio padre che aveva ricevuto in quanto abbonato a Selezione dal Rider’s Digest. Lui prediligeva la canzone napoletana. Un giovedì, ho chiesto a mia madre di comprarmi un disco e lei, casualmente, mi riportò una copia di The Final Cut, uscita nel 1984, quando avevo 15 anni. Questo disco me lo porterò nella tomba”. In un altro stand c’è uno strambo 45 giri inciso da Gigliola Cinquetti in giapponese con un’improbabile versione di Non ho l’età. Oppure, un disco particolare di Mina avvolto in un poster con un suo ritratto stile liberty. Ci sono anche “I favolosi Beatles” in una edizione limitata e riservata al mercato italiano, fino ad arrivare alle rarità degli AC/DC, dei Depeche Mode, fino ad Alice Cooper con la celeberrima mutanda che avvolge il vinile. Il resto lo fanno poster e stampe. Qualche esemplare supera anche duemila euro.
IL WEEK-END. Oltre tremila persone complessivamente hanno visitato la fiera, in un’edizione che per la prima volta è partita dal venerdì. “Il vinile tira sempre”, ha sottolineato Marco Massari, organizzatore di Ernyaldisko, “perché ha un ascolto diverso anche all’udito e ti insegna a fermarti: è molto più ‘libro’ rispetto a un cd che lo metti lì e non ci pensi mentre fai altro. Per i vinili, invece, hai bisogno di essere a casa, col tuo impianto. Ed è un formato che piace anche ai giovanissimi”.