Collemagico
Nel passato ci fu un vecchio uomo su di un asino, che venne sognato e fatto papa. Era Celestino V il quale viveva di coincidenze e abdicò. Nel suo colle magico ci furono altri uomini, dopo di lui che vivevano il cosiddetto sincronismo, ma il colle magico di Celestino divenne luogo di tortura e di carcere per costoro che non sapevano odiare. Uno di loro /il quale viveva nel sincronismo/ non fu mai rinchiuso nel colle magico, ma subì ugualmente una contenzione mentale da coloro che non volevano liberare il sacro colle. Costui però non mollo mai e anche se spesso fu preso dallo sconforto più totale, Gesù in un modo o nell’altro gli tendeva il suo appoggio discreto.
Ad un certo punto alcuni psichiatri di ospedali diversi, si resero conto che quest’uomo veramente era illuminato e il Signore gli si mostrava sotto forma di coincidenze: dandogli idee religiose è una voglia di combattere che agli stessi appariva come una forza misteriosa. Questi dottori decisero di dire che lo spirito santo albergava dentro a quest’uomo come negli altri che erano stati rinchiusi, gli stessi dottori scettici non avevano fatto altro che negare quella esistenza divina che aleggiava in ognuno di noi. A quel punto la chiesa voleva la prova dei miracoli ma i dottori dissero all’umanità che non potevano fornirla, poiché Dio aveva convinto tutti loro nella stessa notte, con lo stesso sogno che quest’ uomo doveva agire nella laicità. A questo punto i sacerdoti si interrogavano sul da farsi ma il cosiddetto matto disse: “In me opera il signore ma io non conosco le sacre scritture, sono solo un altro profeta minore che sta attendendo la nuova venuta di Cristo. Il quale vuole che il sacro Collemagico torni a battere.”
Quindi l’uomo chiese ad un Imam, un Rabino e ad un prete di commentare le loro sacre scritture nella stessa chiesa. In quella chiesa non vi erano offerte in denaro ma bensì solo opere di pace, i tre grandi erano riuniti nel Colle ma non riuscivano a svolgere il loro ruolo prescritto. D’altro canto il matto si avvicinò ad un uomo chiedendogli: “hai tu bisogno di qualcosa di materiale che possa alleviare i tuoi passi?” L’uomo lo guardò con timore e vergogna rispondendogli: “Le mie scarpe hanno dei buchi e i miei piedi sono feriti e doloranti”. A quel punto un calzolaio riparò le scarpe dell’ uomo senza riceve denaro ma un abbraccio sincero, e proprio quell’abbraccio gratuito e contraccambiato, misero a Rabbino, Imam e al Prete le stesse parole sulla bocca: “Ecco fratelli, fino ad ora abbiamo inseguito il denaro facendo così il gioco del malvagio, facendoci così condizionare i desideri, i valori e l’umanità che più andiamo avanti e più calpestiamo il nome di un dio sbagliato. Questo è il vero premio che ci debba far sentire uniti, nella fratellanza la gratitudine sincera e gratuita dove l’uno doni all’altro il proprio lavoro, al meglio delle proprie possibilità.” Così a fare in modo che non ci siano più schiavi ne padroni, ma fratelli con facoltà diverse che si aiutano a vicenda solo con la forza del amore,cosi il colle ricominciò a vivere.
L’irrequieto