Nozze e comunioni, un anno nero
Chiedi di cerimonie da comunione e matrimonio agli addetti ai lavori in giro, ma le immagini che ti vengono offerte non sono molto romantiche. «A volte mi sento come chi vive in un palazzo assediato da un incendio: non sai se restare dentro, sapendo che tutto può bruciare da un momento all’altro o saltare fuori, nel buio». Luca Taralli, titolare della Cartiera del Vetoio, non trova altre immagini per descrivere la preoccupazione per la sua attività. «Da oltre un anno non riusciamo a lavorare, in quanto siamo legati alle cerimonie», spiega, «abbiamo rinunciato a quasi tutta l’attività nell’arco dello scorso anno, quando abbiamo comunque lavorato i mesi di gennaio e febbraio, grazie a battesimi e comunioni. Poi è arrivato il primo lockdown e si è fermato tutto. Quest’anno le cose stanno andando ancora peggio, visto che siamo stati fermi sino ad ora. In queste condizioni non ha senso riaprire prima di giugno, visto che bisogna lavorare all’aperto e siamo all’Aquila».
Chi programma una cerimonia deve fare i conti con un Dpcm che, dallo scorso ottobre, limita a 30 persone il massimo dei partecipanti. «Prima facevo fino a 150 coperti e all’interno», riprende Taralli, cosa che riuscirei a fare ancora logisticamente, pur garantendo il distanziamento. Ma al momento non si può. Mi auguro che i nostri rappresentanti istituzionali, così come la federazione a cui La Cartiera aderisce, Federmep (matrimoni ed eventi privati, ndc) possano spingere per far cambiare le cose».
IL GIRO D’AFFARI. In tal senso, l’onorevole Stefania Pezzopane (Pd) ha incontrato di recente operatori ed è stata contattata da addetti ai lavori: «Sono veramente disperati», spiega, «la solidarietà non basta e i ristori nemmeno. Tutto il sistema ha subìto uno stop complessivo. C’è bisogno», sottolinea la Pezzopane, «di un confronto serio per cominciare a fare una programmazione e tentare di far ripartire il settore, in sicurezza, già per questa estate. Il giro d’interessi registrato nel periodo pre-pandemia era di circa 65 miliardi di euro all’anno, inoltre i matrimoni vengono fissati per tempo e nell’incertezza manca una programmazione che possa far pensare a una ripresa già per questa estate». Pezzopane ha presentato un’interrogazione ai ministri Roberto Speranza e Giancarlo Giorgetti per sollecitare interventi per il settore.
IL FOTOGRAFO. Per i ristoratori che lavorano esclusivamente con le cerimonie è anche una corsa contro il tempo per mantenere il personale. Ma legato alle cerimonie e agli eventi privati c’è un giro di affari che interessa molte tipologie professionali. Clemente Scarsella, fotografo e videomaker, ha visto la sua attività ridursi drasticamente. «Credo comunque», sottolinea, «che l’aspetto legato alla salute sia importante e che alcune restrizioni siano opportune. In ogni caso, anni fa avevamo lavorato già su un protocollo con pochi ospiti. Ora quel protocollo ce lo ritroviamo fatto».
AGENZIE DI VIAGGIO. Non riesce a far buon viso a cattivo gioco Stefano Filauro, agente di viaggio. «Dallo scorso anno», ricorda, «i viaggi di nozze hanno subìto uno stop quasi completo. Nessuno si azzarda a prenotare una destinazione senza avere la certezza di raggiungerla o senza garanzie di libero movimento e la situazione è ancora instabile e non si sbloccherà prima del 2022».
AUTO IN GARAGE. Le auto d’epoca della Vintage Cars di Alessio Del Vecchio sono rimaste a lungo nel garage. «Abbiamo ridotto i servizi di circa il 70%», ammette.
ACCONCIATURE E FIORI. Della crisi dei parrucchieri si è parlato molto: «In tante si riducono a piccoli interventi come coprire una ricrescita. L’assenza di cerimonie e l’home working hanno ridotto le occasioni». Stessa condizione i fioristi. «Lavoriamo sul quotidiano», spiega Massimiliano Susmeli, «le decorazioni floreali sono molto più rare».
ABITI IN NAFTALINA. Dal punto di vista degli abiti matrimoniali «vari abiti ordinati sono fermi da noi dal 2019», sottolinea Marco Di Ubaldo di Anna Scipioni Atelier. «Molta gente sta progressivamente spostando le nozze al 2022».
MUSICA SPENTA. Meno occasioni anche per la musica dal vivo, come rileva Diego Colaiuda. «Per l’impegno richiesto, ciascun musicista arriva a guadagnare 200 euro a matrimonio, ma ora le possibilità di suonare sono di meno».
«LAMENTARSI NON SERVE». Voce fuori dal coro quella di Gianluca Sordini, ristoratore. «Abbiamo avuto mesi di crisi, ma ora le cose vanno meglio e abbiamo avuto aiuti e ristori dallo Stato oltre a crediti di imposta», valuta, «solidarizzo con chi è in difficoltà ma lamentarci non serve a molto».