I ristoratori sfidano pioggia, freddo e coprifuoco
Mascherina e strofinacci, la cameriera approfitta di un momento di tregua dalla pioggia per asciugare tavoli e sedie e sperare che a ora di pranzo il tempo regga. Le nuvole dicono tutto il contrario e il dehor che si affaccia su piazza Duomo è ancora in allestimento. Per il momento c’è da accontentarsi di un paio di ombrelloni color panna. Le campane di Santa Maria del Suffragio scandiscono mezzogiorno, ma i rintocchi si confondono con la musica che proviene dagli altoparlanti del bar-ristorante. Alla radio i Clash cantano I Fought the Law: “Ho combatuto la legge e la legge ha vinto”, la canzone fa più o meno così. E le strofe sembrano afferrare l’ironia della sorte della situazione: quando non sei tu che ascolti la musica, ma la musica ascolta te.
Le temperature decenti della prima giornata di zona gialla hanno spinto molta gente in centro, pur essendo solo lunedì, quella sera della settimana – per dirla come la direbbe Jep Gambardella nella Grande Bellezza – in cui “non si manifestano neppure gli spacciatori di popper”. Ma bel tempo ed entusiasmo sono durati poco. In questi giorni si fa i conti con un tempo capriccioso dalle temperature basse. E il meteo è importante quando puoi accogliere clienti solo all’esterno.
REGOLE. Il Dpcm in vigore ha definito che potranno tornare ad accogliere i clienti normalmente solo bar e ristoranti che hanno spazi all’aperto. «Una decisione che giocoforza provoca una spaccatura tra i locali che hanno la possibilità di allestire fuori e tutti gli altri, circa il 46%», valuta Pietro Baldoni, amministratore di un’impresa titolare anche di locali che ospitano attività di ristorazione.
AGEVOLAZIONI. Dal canto suo, l’amministrazione comunale ha fatto di tutto per cercare di agevolare l’allestimento dei tavoli negli spazi esterni dei locali. «Già lo scorso anno», sottolinea il vicesindaco Raffaele Daniele, «abbiamo dimezzato la Tari, la tassa sui rifiuti. Un intervento importante anche nei confronti del resto d’Italia. A Torino che erano riusciti a ridurre di un 25% variabile hanno annunciato la cosa come se avessero vinto il Mondiale». Agevolazioni anche sull’occupazione del suolo pubblico, con l’esenzione totale della Tosap e lo slittamento della tassa di affissione insegne. «Aprire un dehor è piuttosto facile», riprende Daniele, «grazie a una semplificazione normativa per velocizzare le domande». Ma la situazione resta delicata per molti. «Abbiamo aperto questa pizzeria 10 giorni prima del lockdown dello scorso anno», spiega Giuseppe Di Donato di Peperoncino in piazza Duomo. «Non è stato affatto un anno facile», sottolinea guardando sua figlia Roberta, «ma il momento attuale per noi non fa particolare differenza visto che siamo abituati a lavorare soprattutto con l’asporto, anche se abbiamo allestito i tavoli all’esterno. Ma mi rendo conto che queste temperature scoraggiano». Stessa situazione dall’altra parte della città per locali come Arnold e Patatina nella zona di Pile.
DINAMICHE. «Stiamo tornando a lavorare lentamente», spiega Rodolfo Costantini, «sono ancora in tanti a chiederci l’asporto». Per ora, Davide Stratta continua a lavorare solo con le consegne a domicilio. «Anche noi vogliamo allestire i dehor», sottolinea, «ma prima ci sono questioni da chiarire. Ad esempio, se inizia a piovere cosa diciamo ai clienti?». La pioggia non ha fermato, comunque, tanti locali all’aperto e qualcuno di questi ha fatto sfoggio degli ombrelloni distribuiti per le vie del centro in maniera disordinata.
COPRIFUOCO. Altro nodo è legato al coprifuoco. «L’orario delle 22 non consente ai clienti di fruire della cena in maniera serena», valuta Simone Laurenzi della birreria Gran Sasso. «Inizialmente il ministro Mariastella Gelmini aveva parlato della possibilità di rientrare a casa anche un po’ più tardi, magari provando di essere stati a cena fuori. Ma questa possibilità è stata smentita da altri membri del governo. Peraltro, il coprifuoco non si fonda su basi scientifiche». Sulla stessa linea Riccardo Di Marco dell’Hot Shot. «Ci vorrebbe almeno una dilazione di una o due ore». Resta disastrosa, invece, la situazione dei locali che ospitano matrimoni e cerimonie. «Siamo vincolati da un Dpcm di ottobre 2020 che limita a 30 persone», spiega Luca Taralli (La Cartiera del Vetoio). «Prima facevo 150 coperti all’interno, ma al momento questa possibilità è preclusa. In queste condizioni non posso riaprire fino a giugno. Mi auguro che la legge cambi, parliamo di un volume di affari di 30 miliardi».
PRIMO MAGGIO APERTI. Federazione Moda Italia lancia la campagna per l’apertura al 1° maggio (sabato) dei negozi di tessile, abbigliamento, calzature, accessori, pelletterie e articoli sportivi della provincia dell’Aquila con l’obiettivo di «promuovere il lavoro, dopo tanti giorni di chiusura». Un invito per i clienti.