L’Aquila, 12 anni dopo: le geometrie del ricordo
Dodici anni e un giorno negli strani meccanismi della mente che disegna geometrie inedite del passato. Chiudi gli occhi e ti sembra di rivivere quella notte scandita da sirene di ambulanze, odore di gas e polvere: nel buio le urla di chi è ancora sotto le macerie. Il ricordo è un brivido lungo la schiena, che a tratti toglie il respiro. Eppure, da quella notte sembra passato un secolo. Il 6 aprile 2009, alle 3.32, L’Aquila si svegliava in un incubo: parte della città semidistrutta, con molti palazzi inagibili, a partire dalle istituzioni, la Prefettura in macerie come la Casa dello Studente. Centinaia di migliaia di persone costrette a cercare riparo all’aperto. Una pagina che cambierà per sempre le vite di molti: 309 morti, 1500 feriti, 70mila sfollati.
Oggi L’Aquila è cambiata, ma non del tutto: la ricostruzione privata è piuttosto avanti mentre molti edifici pubblici sono ancora fermi, comprese le scuole. Il centro storico tarda a riprendere vita e le riaperture, sorrette da incentivi economici, non bastano. Complice la pandemia di Covid-19, come per lo scorso anno, gli eventi del dodicesimo anniversario sono stati segnati dalle restrizioni. Nessun evento aperto al pubblico a memoria del terremoto 2009, annullata la tradizionale fiaccolata per le vie del centro storico e nei luoghi simboli della tragedia, coinvolti nel ristretto programma soltanto i rappresentati delle Istituzioni e membri del Comitato delle Vittime.
Nella notte tra il 5 e il 6 aprile trecentonove rintocchi di campane, l’accensione di un simbolico braciere da parte di un vigile del fuoco, posizionato davanti alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio, e sempre da Piazza Duomo, cuore del centro storico ed esempio di una ricostruzione efficace, un fascio di luce verso il cielo: tra i pochi presenti c’è commozione, emozione. Presenti il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, il sindaco di Cugnoli (Pescara), Lanfranco Chiola, in rappresentanza dei Comuni del cratere, il prefetto Cinzia Torraco e l’arcivescovo, cardinale Giuseppe Petrocchi.
Nella giornata di ieri il primo cittadino, il prefetto, l’arcivescovo, il presidente della Regione, Marco Marsilio, il presidente del Consiglio Comunale dell’Aquila, Roberto Tinari, e il sindaco di Villa Sant’Angelo, Domenico Nardis, in rappresentanza dei Comuni del cratere, si sono ritrovati davanti il sito della Casa dello Studente, in via XX Settembre, per omaggiare e ricordare le vittime. Sul posto, ma defilata e silente, una delegazione dei parenti delle vittime che ha invitato i cittadini a visitare il cantiere del Parco della Memoria, un’area nella fase finale di costruzione che sarà interamente dedicata al ricordo di chi non c’è più.
Cuori colorati disegnati dai bambini, poesie, margherite, peonie, viole, primule, narcisi e rose bianche decorano angoli di quello spazio grazie a gesti spontanei. Gli stessi di chi, nella notte tra il 5 e il 6, ha lasciato accesa una candela sul davanzale. Il ricordo della notte più lunga, anche al tempo del coprifuoco.