“Riscatto d’orgoglio”, un libro di Luigi Ciccone
L’emigrazione, le scelte di vita, le origini, la storia personale. C’è tanto di questo in Riscatto d’orgoglio, il nuovo libro di Luigi Ciccone.
Un volume che racconta la vicenda di una famiglia di Monticchio (L’Aquila). Un percorso che passa attraverso il viaggio e il duro lavoro, dopo la Seconda guerra mondiale.
La storia si apre con la figura di Giuseppe Ciccone, padre dell’autore che si era innamorato della giovane Pia, unica figlia femmina del maestro Giulio Cesare Spagnoli e Rosa Cocciolone.
La famiglia Spagnoli ricopriva un buon livello sociale. Don Giulio era una persona molto nota in paese, rispettabile e temuta dai suoi allievi per l’eccessiva severità; Giuseppe, che era stato suo allievo, lo sapeva bene.
Per giunta Pia, sin dall’età di 12 anni, aveva iniziato a lavorare all’ufficio postale di Monticchio. Nacque una vera e propria sfida: per arrivare ad ambire alla mano di Pia, occorreva che Giuseppe portasse in alto il proprio livello sociale ed economico.
Poiché don Giulio era contrario ad accettarlo in famiglia come sposo dell’unica figlia, Giuseppe si trovò costretto ad emigrare per cercar fortuna.
“Una questione d’orgoglio”, sottolinea l’autore. E fortuna l’ha fatta, lavorando sodo, facendo sacrifici, magari intaccando anche la propria salute, dopo ben 11 anni di espatrio a New York, tornò a Monticchio con un bel gruzzolo per ambire a testa alta e con le carte in regola, alla mano di Pia, che nel frattempo l’aveva aspettato: questo è stato il riscatto d’orgoglio.
Si sono sposati ed hanno messo su famiglia. “Tutto quello che è stato fatto fin qui”, si legge nelle conclusioni, “è stato raggiunto con grandi sacrifici, con privazioni e senza mai perdere di vista l’obiettivo di migliorare sempre la nostra condizione e quella dei nostri figli”.
“Venivamo da un passato”, prosegue l’autore, “in cui l’analfabetismo in Abruzzo raggiungeva un terzo della popolazione, quindi occorreva elevare il grado di istruzione per creare in ognuno di noi la libertà di decidere di fronte ai doveri della vita civile e sociale”.
“I protagonisti di questa storia”, si legge ancora, “hanno messo in atto e realizzato questo desiderio, consentendo ai propri figli di migliorare il livello della cultura. E ci sono riusciti senza perdere mai di vista l’obiettivo, ma affrontando un percorso spesso difficoltoso e pieno di ostacoli”.
Un monito per le nuove generazioni: “È bene che loro sappiano come è stato conquistato il nostro benessere e si comportino di conseguenza poiché niente viene dal niente ma tutto quanto va guadagnato. Ci sono due cose che devono essere lasciate ai figli come eredità: le radici e le ali”.