Carioti: porterò nell’Isa la lezione di Morricone
Le prime due Romanze per violino e orchestra di Ludwig van Beethoven hanno inaugurato, mercoledì scorso, i Cantieri dell’Immaginario in una piazza Duomo tornata a ospitare spettacoli e concerti in una piccola cornice d’estate che si chiuderà con il concerto di Daniele Silvestri.
Sul palco, il violinista Uto Ughi, straordinario talento musicale, insieme all’orchestra dell’Isa (Istituzione sinfonica abruzzese), guidata dal direttore artistico Ettore Pellegrino, Konzertmeister della serata. Un’esibizione applauditissima in cui ha trovato spazio il Concerto numero 5 – sempre per violino e orchestra – di Wolfgang Amadeus Mozart. Una serata che si è proposta come prima uscita pubblica per il nuovo presidente dell’Isa, Bruno Carioti, eletto all’unanimità (con una sola astensione) la scorsa settimana dall’assemblea dei soci dell’ente che ha confermato i consiglieri uscenti Giuliano Tomassi, Tullio Buzzelli e Nemo Cerasoli. A loro si unisce Paola Spezzaferri.
«Compositore e docente, già in passato membro del cda dell’Isa, Bruno Carioti, romano, 69 anni, porta in valigia l’esperienza di ben 15 anni (dal 1998 al 2013) alla direzione del Conservatorio Casella del capoluogo. Inoltre, dal 2012 al 2014 è stato Commissario con funzioni di direttore all’Istituto superiore di studi musicali “Braga” di Teramo. Per oltre 10 anni ha ricoperto, inoltre, la carica di presidente della Conferenza dei direttori dei Conservatori. Ha anche diretto, per un biennio, l’Accademia nazionale di danza. Carioti si dice pronto a incentivare le scelte strategiche per favorire le iniziative culturali dell’ente così come ad accrescerne la visibilità «sul piano nazionale e internazionale, coerentemente con il percorso fatto fino ad ora anche all’impegno del presidente uscente Antonio Centi che ringrazio».
A differenza del suo predecessore, lei ha competenze specifiche come musicista, come produttore e come formatore. la sua esperienza potrà in qualche modo influenzare le scelte artistiche future?
Lo statuto dell’Isa definisce in maniera ruoli e compiti, senza possibilità di equivoco. Il presidente deve occuparsi di portare avanti la politica dell’ente. Abbiamo, inoltre, la fortuna di poter contare su un direttore artistico estremamente qualificato. Ovvio che sarò felice di mettere in campo la mia esperienza acquisita nel campo della produzione, ma cercherò di evitare sovrapposizioni. Essere a conoscenza dei problemi tecnici e logistici relativi all’organizzazione di un concerto mi aiuta, ovviamente, nei rapporti con l’istituzione e con gli artisti coinvolti.
Crede che il suo passato al conservatorio dell’Aquila e al Braga di Teramo possa in qualche modo rafforzare i rapporti con l’istituzione significa e queste scuole che, temporaneamente, si avvalgono dell’orchestra per formare i nuovi direttori o altre figure professionali?
La possibilità per queste scuole di avvalersi dei musicisti e degli strumenti della nostra istituzione rappresenta un valore aggiunto per gli studenti dei conservatori che si trovano ad avere di fronte una compagine di professionisti. Solo così si può testare il valore reale di chi si forma. Fui io ad avviare, da direttore del Casella, quel tipo di collaborazione. Prima di allora, chi studiava direzione di orchestra, aveva a disposizione per le esercitazioni solo l’orchestra interna del conservatorio per le esercitazioni. Con tutti i limiti del caso. Per suonare, un pianista deve avere a disposizione un pianoforte che funziona perfettamente, senza tasti rotti insomma. Analogamente, ho giudicato fondamentale sviluppare una collaborazione tale da rendere evidente se eventuali errori nella simulazione del concerto sono da imputare all’orchestra o all’allievo direttore. Per questo, cercheremo sempre di incentivare sinergie formative di questo tipo, ovviamente nel rispetto delle normative anti-Covid.
Lei ha firmato e realizzato alcune colonne sonore per lungometraggi, sit-com, fiction e produzioni di giovani registi. non posso non chiederle un pensiero personale su Ennio Morricone, morto lunedì scorso.
Mi è capitato di lavorare con lui, in un progetto orientato a incentivare la diffusione dell’opera lirica in luoghi tutt’altro che scontati. Il progetto si chiamava “Pocket Opera”e si avvaleva della commistione tra suoni reali e tecnologia digitale che avrebbe permesso a pochi musicisti di suonare in piccoli centri con l’effetto di una grande orchestra che mai sarebbe potuta arrivare. Era geniale, attento, meticoloso, originale anche nell’utilizzo dei rumori. Mi viene in mente “Il barattolo” di Gianni Meccia, per cui bloccò lo studio capitolino della Rca, all’epoca a Tiburtina, per registrare il rumore di un vero barattolo che rotola (fatto cadere sopra uno scivolo con una superficie ricoperta di ghiaia e cemento) e captarne il suono da inserire nell’arrangiamento. Le registrazioni proseguirono sino a quando il barattolo rotolò nel tempo e nel modo che aveva in testa.