Ultramaratona del Gran Sasso, si corre contro pioggia e vento
Che la giornata sarebbe stata difficile lo si intuiva dal pacco gara.
Tra i prodotti più o meno tipici che affiancano il pettorale dell’Ultramaratona del Gran Sasso, gli organizzatori sono andati a ficcarci un barattolo di salsa pronta Carbonara.
Chissà cosa avrebbe pensato il povero Mario Corridore di questa trovata.
Ovviamente, quanto ti alzi di buon mattino e decidi di metterti alle spalle 50 chilometri, in una giornata in cui può esserci caldo torrido o piogge “zenitali”, la composizione del pacco gara è l’ultimo dei problemi.
Il problema numero uno della viglia è stato quello di capire proprio che tipo di vestiario mettersi addosso, quando due app meteo su tre anticipavano una domenica tra tuoni e fulmini, e tutte concordavano sul fatto che prima o poi avrebbe piovuto.
Ecco, un conto se piove quanto sei a Santo Stefano, Calascio o Castel del Monte. Altra cosa è se ti sorprende una tempesta sull’altopiano di Campo Imperatore.
Una bella vigilia, comunque, con tutti i borghi coinvolti a registrare il pienone nelle strutture ricettive (bisogna considerare che parte degli atleti arriva da fuori regione, con famiglia al seguito) le associazioni del territorio hanno proposto una serie di attività di intrattenimento.
In primis, l’associazione Gira e rigira, con base proprio a Santo Stefano, specializzata in attività di trekking someggiato.
Si tratta di una pratica legata al cosiddetto “turismo lento”, che consiste nel fare escursioni in compagnia di asinelli, designati solo al trasporto di zaini e altro occorrente per rendere più leggero il cammino dell’escursionista.
Sabato mattina c’è stato Trekking&Cinema, escursione a Rocca Calascio in compagnia del critico cinematografico Piercesare Stagni, autore del libro Il cinema forte e gentile.
Un’occasione anche per ricordare Rutger Hauer, scomparso di recente, tra i protagonisti di LadyHawke, film girato in parte alla Rocca.
In serata, musica con Luca Mongia e il duo Steeloso. La versione live dell’ultimo lavoro discografico del cantante, compositore e polistrumentista abruzzese, con molti omaggi alla canzone italiana.
Parliamo della gara però. Una prova che quest’anno ha superato i 500 iscritti, grazie a un impegno logistico della Asd Marathon Club Manoppello Sogeda e del patron Franco Schiazza.
Partenza a quota 1.251 metri per un piccolo giro dell’antico borgo di Santo Stefano, passando davanti alla torre medicea, la cui ricostruzione post-sisma è sostenuta da questa maratona.
La sera prima, siamo andati a dormire godendo della perfezione provvisoria del cielo stellato. Un ottimismo durato solo poche ore. In piena notte sono stati i tuoni a svegliarmi. Giuro di aver aperto gli occhi con l’orologio sulle 3.32, ma già le stava mandando da un pezzo.
Gli organizzatori posticipano un po’ il via. La strada scende fino a Calascio 1.200 metri e raggiunge prima di iniziare la lenta risalita sino a Castel del Monte (1.310).
Da lì, sotto la pioggia battente, la strada continua a salire attraverso un paesaggio lunare che conduce a valico Capo la Serra (1.600 metri).
Proprio in quel momento, mentre iniziano a farmi male le gambe, incrocio una signora di Casalincontrada attrezzata con un copricapo buono per attraversare il deserto.
Ha un sorriso a 32 denti, comunque, ed è entusiasta di aver varcato il valico, come se la gara finisse al 22esimo chilometro. Piove praticamene sempre, altro che Legione straniera.
Inizia da lì, una discesa panoramica che mette a vista il Corno Grande, il monte Prena e il monte Camicia.
In teoria, perché con le nuvole basse è già tanto se trovi la strada per Mucciante a Fonte Vetica. Proseguendo sotto raffiche di vento e grandine – se c’è un momento in cui ho pensato di fermarmi e tornare a casa è stato questo – si arriva fino a Lago Racollo (1.573) e al valico che si si trova poco sopra (1.628) per poi ritornare a Santo Stefano.
Dalle parti del quarantesimo chilometro, sono stati allestiti due stand con arrosticini da mettere a disposizione dei corridori.
Non sono arrivato in tempo, avevano già finito tutto al passaggio.
Sicuramente non Alberico Di Cecco e Claudia Marietta, vincitori rispettivamente della prova maschile e femminile. Ma tanti altri subito dopo.
Agli stand, comunque, ho rimediato dell’ottimo pane con olio locale, frutta e un po’ di consigli di viaggio, con tanto di pacca sulla spalla, con gente come Dario Faieta e Mariateresa Picciani della Podistica Alternativa.
Le condizioni meteo proibitive hanno praticamente tagliato le gambe agli atleti della Gran Sasso Bike day che, da Fonte Cerreto, non sono riusciti a pedalare più di tanto.
di Fabio Iuliano – fonte: Virtuquotidiane.it