TEDx Pescara, l’essere umano tra gli algoritmi del presente
Arredi urbani fatti di plastica riciclata rimodellata con la stampa 3D per cominciare quella “rivoluzione” culturale e salvare i nostri oceani e il nostro pianeta; 200mila euro a fondo perduto messi a disposizione dall’Europa con il Ledger Project per promuovere una tecnologia etica in una società in cui, inconsapevoli e sempre attaccati ai nostri smartphone, ci lasciamo influenzare da algoritmi che condizionano le nostre scelte e, nei casi peggiori, diventano la nostra “casa” virtuale dove fomentare il nostro odio trasformandoci in hater verso personaggi pubblici, diversità e così via.
Il “Fattore Umano” è ancora presente nella tecnologia? Sì e il TEDx è stata l’occasione per ricordarcelo. Quella di sabato all’Auditorium Flaiano, che ha registrato il tutto esaurito, è stata un’edizione di emozioni, carica di ispirazione e riflessione, ma anche di concretezza e possibilità. E che il fattore umano sia ancora una discriminante lo ha spiegato Francesco Puzello, Additive Manufacturing Specialist, che domani sarà ai Laboratori del Gran Sasso con le personalità più importanti al mondo del settore 3D per parlare di una tecnologia che può davvero cambiare la nostra vita e che nella sua di scienziato è entrata quando, facendo kyte surf in Adriatico si è imbattuto in 20 tartarughe arenate in spiaggia, morte, avvolte all’esterno e l’interno di plastica.
Lo ha spiegato anche l’ethic hacker Denis “Jaromil” Roio spiegandoci prima quanto gli algoritmi tecnologici ci condizionino e come, in realtà, dietro di essi ci siano sempre degli uomini e che tra questi uomini che spingono sempre più il mondo verso una tecnocrazia, ce ne sono altri, con le medesime capacità, che lavorano per rendere la tecnologia a noi più comprensibile, perché in fondo il passaggio che manca è proprio quello della consapevolezza. Un ethic hacker che collabora con l’Unione Europea e che è riuscito a far sì che l’Europa abbracciasse una politica etica della tecnologia mettendo a disposizione fondi a quei giovani che vogliono promuovere progetti che orientino anche i mercati verso la Blockchain, una tecnologia costruita sul linguaggio umano, criptato, e praticamente impossibile da falsificare.
Ma il TEDx è stata anche l’occasione per parlare del valore umano all’interno delle aziende in una società dove metà del mondo sfrutta, discrimina giovani e donne, sottopaga e impedisce una reale crescita del potenziale umano, a fronte di una piccola parte che ha già iniziato una rivoluzione possibile attraverso la semplificazione della comunicazione, una rivisitazione degli obiettivi che non possono essere di mera produttività e, ancor prima, la capacità di mettersi sempre in discussione come accaduto a Roberto Santori, CEO Challenge Network e Presidente consulenza e formazione Unindustria che ha visto decollare la sua azienda dopo la nascita del figlio quando, finalmente, ha deciso di delegare, di fidarsi dei suoi collaboratori comprendendo l’importanza di quel “tempo libero” che per ogni uomo è un elemento fondamentale.
GLI SPEAKER
Sul palco, si sono succeduti Matteo Piuri, Digital & Customer Experience Director-Business Development @Nexi; Roberto Santori, Ceo Challenge Network e presidente consulenza e formazione Unindustria; Martina Fuga, Diversity advocate; la scrittrice e attivista Stella Pulpo; il volto di Cucinosano con la coda Rossana Dian; Mick Odelli, storyteller, digital Artist, immersive emotional/sensorial Environment designer; Laura Fedeli, coordinatrice della formazione; Giovanni Angelucci, giornalista enogastronomico & Food Blogger; Gualtiero Fisauli, Artist & Film maker e le performance di Pop Harps ed Erika Abelardo, oltre a Francesco Puzello, Additive Manufacturing specialist, R&D Department di 3D4Growth e a Denis ‘Jaromil’ Roio.
INCLUSIONE
In apertura di sessione, Martina Fuga è stata protagonista di un importante speech sull’inclusione. Una testimonianza di storia di vita vissuta con al centro sua figlia Emma che ha oggi 14 anni e ha la sindrome di down. Un intervento centrato sul bisogno di fare una risoluzione culturale che si basa sulla conoscenza dell’altro per scoprire l’essere umano al di là di una sindrome, un colore, una razza. Un messaggio chiaro: “Toglierci dagli occhi pietismo e stupore e avete il coraggio, come ha imparato dai bambini, compagni di scuola di Emma, di chiedere, relazionarsi e conoscere”.
In un mondo, quello del web, che ci riempie di immagini di bambini con delle sindromi per chiedere like, ha voluto parlarci degli adulti perché “questi bambini crescono e passano la gran parte della vita da adulti” e hanno le stesse nostre esigenze: un lavoro, un amico e una vita indipendente.
Martina non si sente una mamma speciale di una bambina speciale, ma la mamma di una ragazza che oggi a chi le chiede che ha risponde: “Sono nata così”. Ecco questo è ciò da cui partire per una rivoluzione che ci rende esseri umani uguali nella nostra diversità.
ORIENTARE LE EMOZIONI
Durante il suo speech, Mike Odelli ha interagito con il pubblico spiegando come orientare le emozioni, spingendo verso i fattori positivi. “Il punto”, ha detto, “è che siamo esseri umani e a volte ce ne dimentichiamo. Portiamo avanti tecnologie, innovazione, ci proiettiamo nel futuro. E l’unica cosa che dimentichiamo per strada è la nostra consapevolezza. Il più grande universo da esplorare è a portata di mano, e ognuno di noi ne ha uno. Corpo e mente sono legati indissolubilmente. Siamo un sistema fatto di sensazioni fisiche, chimica, percezioni, ed emozioni. La scienza ci aiuta, ma siamo perfettamente in grado di viverlo, in ogni sua sfaccettatura. Quindi non attendiamo sempre che qualcuno ci dica come siamo fatti. Scopriamolo vivendo nuove esperienze ed esplorandoci a vicenda”.
Le sfide del food a TedxPescara: l’articolo
“JUST 3 STORIES” Tre storie per dimostrare che siamo tutti vittime dei Bias. Cosa sono? Scorciatoie mentali, o euretiche, che spesso ci fanno prendere le decisioni sbagliate nella convinzione di agire al meglio e non nuocere ad alcuno. Se pensate di non esserne vittime Laura Fedeli, al TEDx ha dimostrato che non è così.
Lo ha fatto attraverso tre storie “normali”, la storia di un manager chiamato a scegliere un nuovo responsabile e che per non ferire i professionisti più anziani ha deciso di non promuovere il 33enne più promettente dell’azienda che sei mesi dopo, quel posto lo ha trovato in un’altra azienda. La storia di Marta, rientrata in ufficio dopo la maternità e rimossa dal suo incarico per “darle più spazio” perché il suo capo proiettava in lei la stanchezza della moglie dopo il primo figlio, ed era convinto di farle un favore senza capire che lei, da quel momento, si era sentita a fare una scelta: mamma o lavoro. E infine la storia di un papà convinto che sua figlia, come tutte le bambine, fosse portata per le materie letterarie piuttosto che per la matematica. E invece quella poteva essere la sua grande opportunità. Perché hanno agito così?
La Fedeli ha dato dei numeri per spiegarlo: solo un terzo delle donne tra i 25 e i 35 anni lavora e un terzo dei genitori pensa che i figli maschi siano più bravi delle figlie femmine in matematica. Esiste un modo per difendersi dai Bias e portare meritocrazia? Sì, ha detto ancora. Tre sono le possibilità: “fare lo Iat Test (Implicit Association test) su internet per scoprire quali sono le associazioni mentali automatiche che abbiamo; diventare cacciatori di Bias perché i nostri non li troviamo, ma a trovare quelli degli altri siamo bravissimi e, quando dobbiamo prendere una decisione importante, parlarne con qualcuno”.