Proposito per il prosieguo del 2019: niente più canzoni di Ligabue al karaoke, meno che meno Piccola stella senza cielo. Certo, però, che la tentazione è forte: Alessia Toscano, la ragazza al microfono posto in un angolo del Mastro caffè non ti lascia neanche il tempo di entrare. Le richieste di cantare a inizio serata non sono molte, di qui può capitare che arrivi, inaspettato, l’invito a esibirti.
Così, su due piedi. Un po’, la proposta stuzzica il tuo narcisismo. E poi Alessia è carina e sa di esserlo, almeno a giudicare dal numero dei selfie che posta su Facebook. Il “Capitano” non arriverebbe a tanto (o forse sì, ma questo ora non ci riguarda).
“Insomma, canti o non canti?”, fa lei. E vabbè cantiamo. La scelta cade qui su Liga: quattro accordi ed estensione vocale minima in piena zona comfort, meglio ancora se vai su un pezzo soft in Si minore “Cosa ci fai in mezzo a tutta questa gente. Sei tu che vuoi. O in fin dei conti non ti frega niente…”.
Solo che un po’ ti frega, visto che la voce in quelle tonalità si sente e non si sente, specie se le casse dell’impianto sono orientate (così come deve essere) verso la sala e tu ti trovi dietro. Magari alle spalle hai uno schermo piatto puntato sulle dirette video delle testate locali; e davanti il brusio della gente.
Cerchi di fare la voce profonda, da crooner, e cerchi anche di accennare un mezzo sorriso. Però alla fine ti riesce solo una pseudo imitazione del Liga. Tanto valeva fare una canzone più difficile che faceva uscire la voce e ‘sti cavoli del rischio di stonare. Parafrasando una delle liriche del rocker di Correggio, è il mediano a far la differenza. E la persona in questione è Valerio Mastroddi: bitter bianco alla mano, si avvicina alla postazione del canto per fare due chiacchiere. Non un mediano qualsiasi, ma un mediano di mischia con un passato in neroverde, testimoniato da una casacca autografata dai compagni di squadra e incorniciata.
Il Mastro caffè è roba sua. Un bar dalla gestione relativamente recente nel quartiere di Santa Barbara: non più di 8-9 mesi. Tutto o quasi rispecchia le sue passioni, l’enogastronomia e il rugby, a partire dall’insegna, un chicco di caffè dalla forma di una palla ovale, e la vetrina che espone i vini.
La selezione delle bottiglie è assortita, dall’Abruzzo (rappresentato da Trebbiano, Montepulciano e Cococciola) si arriva alle produzioni altoatesine, col Cabernet Sauvignon ad esempio, ma anche con altre qualità provenienti dai vigneti delle dolomiti.
“Mi piace accompagnare i clienti nella scelta del vino”, spiega. “Mi piace entrare nei particolari, come la gradazione, la lavorazione e l’invecchiamento. L’aspetto più sorprendente è che sono in tanti a preferire le bottiglie di un certo prestigio”. Lavora insieme alla compagna Tatiana Angelosante (aspettano un bimbo) e a Christian Ianni.
Certo, molto dipende anche dal tipo di clientela, piuttosto variegata anche tenendo conto che abbiamo a che fare con un quartiere residenziale in lenta ripresa. Sono ancora diverse le abitazioni che necessitano di interventi post-sisma. Operai, studenti e residenti si alternano dalla mattina a chiusura. Sono loro a movimentare le richieste al karaoke. A smistarle non c’è solo Alessia.
Da 19 anni a questa parte è accompagnata da Angelo Panetti, per tutti Panetto’, un’istituzione delle scene musicali aquilane. Non solo per aver trascinato gruppi storici come Lungo Cammino e Khani Scjoti, ma anche per aver lavorato accanto a un certo Wolfango in concerti dalla portata nazionale, dal Banco del Mutuo soccorso a Fiorella Mannoia e a tanti protagonisti degli anni Ottanta. Panetti era tecnico delle luci.
L’aspetto più sorprendente però è il numero delle serate suonate insieme ad Alessia: qualcosa come 150-180 all’anno, con date in Abruzzo e nel centro Italia. Insomma, un ritmo degno dei Ramones degli anni migliori. Ed è bello vederli insieme, assecondare qualsiasi tipo di richiesta, dal rock anni Novanta all’improbabile nostalgico, come quando un avventore chiede di rispolverare il repertorio di Sandro California. Beh a questo punto è quasi meglio Liga.