Ted Neeley: il mio Jesus Christ insegna il perdono
Cappello con visiera, pantaloni sportivi e camicia fuori, Ted Neeley fa quattro passi nell’anello del Forte spagnolo in attesa che finiscano di allestire i palchi della Perdonanza. Ha una bottiglietta d’acqua in mano, ti assicura di essere in grado di tramutarla in vino o di camminare sull’acqua della Fontana Luminosa. Il suo carisma fa da traino a Jesus Christ Superstar, l’opera rock diretta da Massimo Romeo Piparo, in una produzione targata PeepArrow Entertainment, ben fedele alla versione originale di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice.
La carovana del musical sbarca stasera all’Aquila (ore 21.30 in piazza Duomo) a conclusione di un fortunato tour estivo. Lo spettacolo, in inglese, con l’orchestra diretta da Emanuele Friello, vede in scena un cast di talento: con Neeley il brasiliano Nick Maia (Giuda), Paride Acacia (Annas), Simona Distefano (Maria Maddalena), Andrea Di Persio (Pilato), Giorgio Adamo (Simone), Francesco Mastroianni (Caifa), Mattia Braghero (Pietro), Salvador Axel Torrisi (Erode); e poi acrobati, trampolieri, mangiafuoco e ballerini coordinati da Roberto Croce, con le scenografie di Teresa Caruso e i costumi di Cecilia Betona.
Numeri record per Piparo e la sua squadra: 23 anni di successi, con più di 1.600 rappresentazioni, 190 artisti che si sono alternati nel cast, oltre un milione e 700mila spettatori in Italia e in Europa. Quattro anni fa, quando Neeley si è aggiunto al cast, c’erano anche i Negrita e Simona Molinari.
In città da mercoledì, l’attore-musicista ha avuto il tempo di vedere con i propri occhi le ferite del sisma del 2009, prima di prepararsi alla cerimonia di accensione del tripode della Perdonanza. «Ricordo bene quelle immagini in tv di questa bella città distrutta dal sisma», racconta. «I segni della tragedia si vedono ancora, ma trovo significativo che nell’arco di questi anni gli abitanti siano riusciti in qualche modo a rialzare la testa». Sorride quando viene informato che sul web qualcuno ebbe il coraggio di dare la colpa del terremoto aquilano a una rappresentazione di Jesus Christ Superstar in scena proprio la notte del sei aprile in una chiesa della zona. «Negli anni Settanta i nostri show si riempivano di contestatori che consideravano l’opera sacrilega. Io mi armavo di pazienza e andavo a parlare con loro a uno a uno, invitandoli ad assistere a una replica per condividere il messaggio universale del musical».
Che tipo di messaggio?
«Spiritualità, dialogo, amore e perdono. Con la musica a dar forza alle parole».
Qualcosa che trascende il messaggio stesso di Celestino V nella Perdonanza. Quanto è importante che queste parole si facciano strada in un momento in cui tutto viene mercificato, anche la religione?
«Il fatto che i testi e le scene pongano l’enfasi sul lato umano di Giuda e Gesù, consapevole di dover salire sulla croce, riempie l’opera di riferimenti al perdono, alla grazia, alla comprensione dell’altro, come nel caso della Maddalena».
La sua voce raggiunge le note più alte nel brano dell’Orto di Getsemani quando Gesù chiede a suo Padre il perché della sua passione. Che risposta si è dato a questo perché?
«La risposta devo trovarla ogni sera, per arrivare al punto in cui non si può che accettare la volontà di Dio. Un bicchiere tanto amaro da mandar giù, così come la consapevolezza che sia Lui a tenere in mano ogni singola carta del gioco. Quelle domande senza risposta che ci troviamo a fare di fronte a una tragedia, o di fronte a decisioni apparentemente inspiegabili, come la scelta di un padre di sacrificare il proprio figlio».