Le retour a la raison, l’omaggio a Man Ray
Il prodigioso potere evocativo della musica è talmente insito nel suo genio da rimescolare pensieri ed emozioni, immagini e ricordi. Prerogativa di sporadici artisti che dei loro lavori ne fanno archetipi. Un po’ come accade per Teho Teardo ed il suo “Le Retour à la Raison”. Musique pour trois film de Man Ray, nuova virtuosa sfida compositiva, omaggio all’eclettico Man Ray, intramontabile esponente del Dadaismo statunitense.
L’elettronico ed il tradizionale si intrecciano; chitarra, ocarina, synths, piano, voci si accostano alla viola ed al violoncello, originando suggestive tre colonne sonore per tre film d’avanguardia: “Le retour à la raison” (1923), “Emak Bakia” (1926), “L’etoile de mer” (1928). Soundtrack per cinema muto; melodie per immagini black and white che scorrono.
Ma il brivido non cessa e prosegue nelle tracklist: “Hotel Istria”, con archi e piano da sussulto, così come in “Rrose Sèlavy”; atmosfera mozzafiato per “Danger Danger Danger”; intro con pizzichi elettronici e basso per “Underwater Constellations”; originalità dal tocco misterioso per “Synonyme de Joie, Jouer, Jouir”.
“I started from sound as that’s how music investigates reality. Through the evocative capacity of sound and harmony music looks for truth in what we are. Music answers to just one law: truth”, si legge nella lettera che Teardo, in maniera emblematica, indirizza “all’amico” Man Ray.
Essere protagonista del panorama musicale europeo non basta; essere autore di acclamati soundtrack per registi quali Salvatores e Sorrentino non basta; aver effettuato collaborazioni con Blixa Bargeld, Enda Walsh, Cillian Murphy, Joe lally, Lori Goldston non basta; aver ottenuto nomination e premi non basta. La musica è un mezzo trascendente, si direbbe e la sua capacità di narrare è senz’altro pendant alla pellicola, specialmente se surrealista. E poi, la magia della performance live con il supporto delle 50 chitarre.