L’inadeguatezza di una generazione in “Lithium 48″
È questo il nostro problema, il problema di noi che viviamo nel Terzo Millennio, della nostra generazione a cavallo tra il vecchio e il nuovo: ci siamo stati quando vennero venduti i primi cellulari e computer, quando fu rilasciato Windows 95; abbiamo provato il timore per il Millennium Bug, il terrore dell’11 Settembre. Noi che, come Simone, siamo passati dal vecchio al nuovo in un battito di ciglia, dalla penna sul foglio ai caratteri digitali su una tastiera. Noi, la generazione a cavallo di tutto, tra il vecchio e il nuovo, con le paure e le ansie di entrambi i “mondi” e senza sentirci perfetti in nessuno dei due.
Noi siamo come Simone, il protagonista del nuovo, avvincente romanzo di Fabio Iuliano, che corre, scappa da qualcosa, da qualcuno. Da quelle telecamere che lo seguono, dalla costante e fastidiosa sensazione di sentirsi spiato, da un volto che ti osserva e che sparisce, un volto che ti sembra familiare a mille altri e, al contempo, così diverso da non somigliare a nessun’altro. Simone è ognuno di noi, perfettamente a suo agio con quella tecnologia che, all’inizio, non c’era, con la quale è cresciuto, ma che non riesce a sentirsi libero come i ragazzi più giovani di lui, perfettamente a loro agio sotto l’occhio vigile di tutta questa tecnologia. Simone è colui che vive davanti ad un computer ma che lascia che siano i grandi miti della musica del passato a scandire i suoi momenti liberi: Nirvana, Pearl Jam, i Doors, una colonna sonora di cui, tra le pagine del libro, non si riesce a fare a meno, che accompagna e da’ la giusta intonazione alla vita di solo pochi decenni fa.
Fabio Iuliano, docente, giornalista, blogger e musicista, ha scritto un capolavoro della narrativa contemporanea, pervadendo il suo romanzo d’ansia e angoscia ma senza mai essere banale, catturando l’attenzione piena del lettore dal primo momento, facendolo immedesimare in Simone, facendolo dubitare di se stesso, su chi è, su cosa si voglia veramente e riflettere sulla propria vita. Involontariamente ci ritroviamo a riflettere sull’esistenza tecnologica che, quotidianamente, siamo costretti a vivere, su quanto velocemente, dalla nascita ad oggi, sia cambiata e in modo così repentino che non ne abbiamo preso vera coscienza. Iuliano ci fa riflettere sulla vita di ognuno di noi, uomini e donne nati negli ultimi decenni del Novecento e cresciuti nel Terzo Millennio, ibridi tra il vecchio e il nuovo quasi come se fossimo degli animali rari in piena esposizione, fuori posto in ogni luogo e perfetti in ogni dove.