Lithium 48: le scarpe del Centre Pompidou
L’altra notte ho fatto un sogno: ero dalle parti del Centre Pompidou, era bel tempo e c’era tanta gente. Ero con Paola, stavamo passeggiando. Artisti di strada intrattenevano i turisti con i loro giochi di prestigio. Gente da ogni dove, stranieri quanto te, né più né meno. La vita che scorre sopra il cemento. Ci potresti passare un pomeriggio sulla piazza del Centre senza rendertene conto. E noi camminavamo random, come quando cerchi il vicolo che più ti ispira, senza guardare la mappa. Senza guardare l’orologio. Vai avanti per un po’, poi ti fermi a riflettere. Ti siedi per terra a contare le scarpe.
Poi ho visto un gruppo di persone che camminavano nella stessa direzione. Verso sinistra c’era una fermata della Metro, forse un Rer. Intuivo potesse riportarmi dalle parti dello Stade de France. Dove c’è la redazione. E così ho iniziato a correre, verso le porte che scivolano. Solo allora mi sono accorto di non avere più le scarpe. Stavo camminando a piedi nudi sulle mattonelle rosse. E sono rimasto solo, ho lasciato dietro Paola. Per tornare indietro e fermare il tempo, ho lasciato dietro Paola. Sono arrivato alla fermata, ma il treno era già partito. La gente che era davanti mi ostruiva la strada. Non ce l’ho fatta a salire. Mi sono voltato indietro per cercare Paola. Niente. Non sapevo più dove cercare. Tutte le facce mi sembravano anonime e io mi sentivo perduto. Così mi sono messo a gridare perché altro non potevo fare.
«Paola – Paola – Paola – Paolaaa….»
Sono state le mie stesse urla a svegliarmi.