Bar crawl e dintorni: L’Aquila, Sofia e Barcellona
Si sono presentati alla città con il marchio di intrattenimento “Club crawl” e hanno organizzato una serata alternativa e misteriosa al Rockers, sulle suggestioni di Eyes wide shut, con tanto di maschere a tema, musica new wave e alternative anni ’80. Una cornice a quello che si annuncia come un calendario di feste itineranti, con location ogni volta diverse. In realtà, il “bar crawl” è concepito come un’unica serata in cui un gruppo va alla scoperta di wine bar, pub e discoteche di una città bevendo un bicchiere in ogni locale. Una sorta di quelli che all’Aquila si chiamavano i “sepolcri”, quando prima del terremoto giravi di locale in locale consumando qualcosa ovunque. A Swansea, in Galles, c’è un’area conosciuta come il Mumble’s mile. Ci sono 14 pub. A ognuno, per rispettare la tradizione ci sarebbe da consumare una pinta. La sfida è arrivare alla fine con le proprie gambe.
Al “bar crawl” di solito si accede pagando una piccola quota (10-15 euro) agli organizzatori che sono d’accordo con i gestori dei locali interessati. Può funzionare? Lo abbiamo provato in due città diverse: Barcellona e Sofia.
LE LUCI SOFFUSE DI BARCELLONA
Piccola premessa: una proposta come “il bar crawl” può funzionare solo in contesti urbani dove c’è un continuo ricambio di gente.
Non a caso, oltre a diffondersi negli Usa, l’iniziativa ha preso piede nel Regno Unito e nelle principali città europee, a partire dalle mete turistiche per eccellenza. Una di queste è Barcellona che ha i suoi ritrovi ufficiali – uno è in Carrer de l’Atlàntida – e quelli ufficiosi.
Una buona via di mezzo è scegliere un tour che parte dall’ostello Kabul (il nome non inganni, parliamo di uno dei migliori Backpaper che si vedono in giro) a ridosso di mezzanotte. Qualche fermata di metropolitana e si fa il giro del porto olimpico, tra chupitos e shottini che scandiscono i tre discopub. Finale in una delle discoteche dell’area. L’ingresso è gratis e il bicchiere di simil-champagne anche, ma attenzione: se ti avvicini al bancone, le consumazioni non costano meno di 10/15 euro in media.
Avere un inglese fluente può aiutare a socializzare, perché il “bar crawl” è frequentato da molti “English native speaker” che tra i bicchieri e reggaeton, possono diventare difficili da comprendere, specie dopo una certa ora.
I BAR SEGRETI DI SOFIA
Qui si parte dalla storia. L’appuntamento è alle 21 al Crystal Park, davanti alla statua di Stefan Stambolov. Si tratta di un primo ministro bulgaro, capo del partito nazionale-liberale, che svolse una politica contraria alla Russia e alla Turchia. Fu ucciso brutalmente dai suoi nemici politici nel 1895.
Non a caso, la statua riporta dei tagli sul viso, inferti dalle lame dei suoi assassini. Il suo viso, tuttavia, è riprodotto anche sulla banconota di 20 Lev, che rappresentano proprio il prezzo per accedere al “bar crawl” (circa 11 euro, davvero ben spesi). Il tour in questo caso, accompagnato da guide locali, si trasforma in un viaggio tra i bar nascosti di Sofia, locali che non troveresti mai da solo. Ricavati in sottoscala o seminterrati.
“John Lennon ha immaginato un mondo senza inferno”, si legge su un muro di uno dei locali. “Noi ci abbiamo realizzato un bar”. Come il Lorca, ad esempio.
Vi si accede attraverso una scalinata e si viene ricevuti attraverso una porticina con uno spioncino. Sempre che i gestori non abbiano qualcosa in contrario.
Altro locale particolare è l’Hambrara, un ex luogo di propaganda politica clandestina che è rimasto famoso come spazio di aggregazione e cultura. Il bar è davvero molto particolare: si tratta praticamente di un ex-fienile molto buio, illuminato solamente da candele. La musica è buona e i prezzi sono abbordabili: per un’ottima birra bulgara, ad esempio, si spendono 2,7 euro. Non solo birra, ma anche vino rosso locale e shot di Bloody Mary scandiscono il percorso fino al Terminal 1, una discoteca.