Nei vicoli di Paganica tra cibo slow e musica speed
“Volare verso Roma, raggiungere questa piazza così crazy e poi dopo un bel tratto in macchina tra le montagne abruzzesi. Porterò a lungo il ricordo di questa notte”.
Don Airey sorseggia un long drink a bordopalco, un po’ di relax dopo due ore di concerto davanti a migliaia di appassionati di hard rock ed heavy metal, quasi increduli di trovarsi davanti questo “pezzo di storia” della musica ambulante (per la verità anche un po’ deambulante dopo i drink successivi).
Una session impeccabile, tra i successi dei Deep Purple – a partire dalle immortali Child in time e Smoke on the water – eseguiti con versioni mozzafiato grazie anche alla performance dei Perfect strangers, la band che ha affiancato Airey (Valeriano Prati alla voce, Francesco Caporaletti al basso, Marco Casoni alla chitarra e Antonio Guidotti alla batteria).
Una scaletta che ha reso omaggio alla carriera del musicista britannico, oltre 30 anni di collaborazioni che gli hanno permesso di contribuire proattivamente a moltissimi dei successi di Black Sabbath, Jethro Tull, Ozzy Osbourne, Brian Mayt, tra gli altri. Gli appassionati del genere hanno saputo riconoscere anche cover dei Rainbow, Gary Moore e dello stesso Ozzy Osbourne.
Ad aprire il concerto sono stati i BleHole, gruppo aquilano con il loro rock d’autore, e poi Fulvio Feliciano, maggiore interprete italiano dello stile “hendrixiano”, con il suo progetto “In the name of Jimi”. Se tutta questa buona musica riesce a sbarcare a Paganica, frazione del capoluogo d’Abruzzo, lo si deve all’intuito e al talento di Diego Fiordigigli, gestore del Poco Loco, un locale della zona le cui selezioni musicali sono piuttosto note a chi va in giro in cerca di concerti di qualità.
Il cappello. Quello di Don Airey è stato sicuramente l’appuntamento più atteso della Corsa del Cappello, giunta quest’anno all’edizione numero 17 della storica manifestazione sportiva che si svolge a Paganica dal XVII secolo, una gara tra squadre formate da 4 corridori, che utilizzano il Cappello come testimone. Una kermesse accompagnata ogni anno da escursioni, concerti musicali, sessioni di tiro alla fune fino a tardi.
Il gusto. Una manifestazione che non ha certo lasciato al caso gli aspetti enogastronomici che si sono rivelati un’occasione per andare alla scoperta delle ricette e dei prodotti tipici locali. Tra gli appuntamenti, anche un incontro dedicato alla messa a dimora dei fagioli, con approfondimenti, dedicati anche a più piccoli, nell’ambito di una serie di proposte a cura dell’associazione “La Fenice” presideuta da Luca Centofanti.
La coltivazione dei fagioli nella zona di Paganica passa attraverso una tradizione centenaria grazie ai suoli freschi e profondi, di natura alluvionale, e alla presenza di corsi d’acqua, alimentati da numerose risorgive, che scendono dal Gran Sasso.
La produzione è concentrata in particolare nella conca del fiume Vera, le cui sorgenti sgorgano dalle falde del Gran Sasso. Esistono due varietà di fagiolo di Paganica: entrambe a ciclo lungo (dai 160 ai 180 giorni di coltivazione), con fiori bianchi e portamento rampicante, possono raggiungere i due metri se sostenuti con appositi pali in legno di salice.
La differenza tra le due tipologie è il colore del seme: il fagiolo a pane (anche definito “ad olio”) è di colore beige tendente all’avana o al nocciola e ha un occhio centrale, mentre il fagiolo bianco (anche definito “a pisello”), è di colore bianco avorio ed è leggermente più tondo del precedente.