Onna, teatro e musica raccontano dolore e giustizia
Le emozioni invariate nel racconto della tragedia del terremoto. Suoni, documenti, testimonianze, parole che scivolano sullo schermo di Casa Onna; riferimenti biblici a Giobbe e al Qoelet. I testi di Giustino Parisse, accompagnati dalla recitazione di Raffaello Mastrolilli eGuido D’Ascenzo, della compagnia teatrale “L’Ingranaggio”, insieme agli allievi della scuola di teatro “Drama” di Rosanna Lancione (Federico Corridore, Eleonora De Gasperis, Francesca Del Grosso, Roberto Ianni, Benedetta Talluto), emozionano e lacerano. Una messinscena, dal titolo “La colpa”, che trae spunto dalle due sentenze del processo Grandi Rischi ed è in collaborazione con la Onna Onlus.
Un’occasione di ritrovarsi insieme anche per presentare il libro, dello stesso Parisse, “L’Aquila e Amatrice, la tragedia del terremoto, la commedia della ricostruzione”, un volume che raccoglie una serie di articoli pubblicati sul Centro dal giugno 2016 a metà novembre 2016 e che fa seguito a “Miseria e nobiltà” presentato ad agosto 2016 che raccoglieva gli articoli scritti nella prima parte dello stesso anno. È diviso in tre parti: una sugli allarmi inascoltati, la seconda sul terremoto di Amatrice, la terza che è l’inchiesta sulla ricostruzione dell’Aquila e frazioni. «Ho preferito non fare un dibattito sul libro», dice il giornalista nel fare gli onori di casa, «anche perché siamo in periodo elettorale e la strumentalizzazione dell’argomento ricostruzione è sempre dietro l’angolo».
Di fatto, nella sala hanno trovato posto diversi candidati consiglieri, e anche qualche candidato sindaco. Il libro è uno strumento importante per comprendere questi otto anni, dagli allarmi pre-sisma alle contraddizioni della ricostruzione. «Il quadro», come viene suggerito nell’introduzione, «è quello di una ricostruzione affidata totalmente ai privati e senza sostanziali controlli. Protagonisti assoluti i progettisti, i cittadini con casa equivalente, i nobili palazzinari, i capi condominio. La ricostruzione pubblica e le case dei poveracci (o di quelli che non fanno parte dei vari cerchi magici cittadini) sono al palo: dagli alloggi comunali e popolari alle frazioni». Poi lo spettacolo, introdotto dalla chitarra di Fabio Iuliano e da una delle lettere ai due figli, Domenico e Maria Paola. Riflessioni sul filo dei ricordi