L’Aquila, petizione sul web a sostegno delle battaglie di Petrilli
Prosegue sui social network la mobilitazione a sostegno della posizione di Giulio Petrilli condannato alla fine del 2015 a otto mesi di reclusione senza condizionale per abuso di ufficio, ma solo per avere regolarizzato 5 dipendenti part-time quand’era presidente dell’Aret (Azienda regionale economia e territorio) dal 2006 al 2008, e siglato un nuovo contratto con il direttore, riducendone il compenso da 110.000 euro annui a 39.000. Dopo la solidarietà di ex parlamentari, docenti universitari, giornalisti, sociologi, sindacalisti, Petrilli ha incassato in questi mesi il supporto di tanti utenti dei social. Da Change.org è partita una petizione on line, lanciata dal farmacista aquilano Piergiovanni Battibocca, il quale ha chiamato in causa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
«Questa condanna», valuta Battibocca, «è una violazione dei diritti umani, una vergognosa persecuzione che avviene in Italia. Ho scelto di lanciare questo appello a sostegno di un mio concittadino e amico, dopo aver subìto una grave ingiustizia, la detenzione in isolamento, sebbene riconosciuto innocente, oltre a non essere stato risarcito dallo stato, continua a subirne la persecuzione». Il riferimento indiretto è alla condanna subìta da Petrilli (5 anni e 8 mesi) per “banda armata”. L’ex presidente dell’Aret, che in passato è stato anche segretario provinciale del Prc all’Aquila, fu poi assolto definitivamente nel 1989 senza mai essere risarcito. Sono celebri le sue battaglie contro il regime del carcere duro. Petrilli, in passato, è stato anche responsabile locale del Partito democratico per la Giustizia.
«Mi auguro che in suo favore venga posto in atto tutto ciò che è possibile fare, perché non rischi di essere annientato per il solo fatto di aver agito in modo eticamente corretto, facendo risparmiare un ente pubblico». Un messaggio che è stato anche pubblicato sulla pagina di Amnesty International Italia. «Ma il problema ulteriore», sottolinea Battibocca, «è anche rappresentato dal risarcimento di 155mila euro imposto dalla Corte dei Conti. È inaccettabile che Petrilli rischi ancora il carcere per questa sentenza», prosegue il farmacista, «in una vicenda legata anche agli sviluppi del ricorso in Cassazione contro la richiesta della Corte dei Conti. Petrilli, del resto, non è mai stato neppure accusato di aver intascato proventi per sé o di averne tratto benefìci personali. Il tribunale dell’Aquila ha avuto due pesi e due misure con una sentenza come questa e, ad esempio, la Grandi Rischi. Il sospetto è che stia scontando le sue battaglie per il rispetto dei diritti umani dei detenuti».
Tra i commenti di reazione alla petizione, particolarmente significativo quello di Pietro Biagio Di Censo: «Sono stato Colonnello dei Carabinieri fino a qualche mese addietro. Ho conosciuto Giulio Petrilli a Milano negli anni ’80. Eravamo su fronti opposti. Io ero in un reparto antiterrorismo e lui detenuto. Ho avuto modo di osservarlo per molto tempo. In quel periodo abbiamo anche parlato molto. Non era come gli altri che trattavamo. Non era quello il suo posto. In servizio a L’Aquila nel 2005/6 l’ho incontrato di nuovo e abbiamo mangiato una pizza insieme. Era sempre lo stesso. Mi limito a definirlo “una bravissima persona” che solo per caso si era trovato invischiato in un contesto non suo. Signor presidente metta fine a questa ennesima ingiustizia». (fab.i.)