Abruzzo raccontato in una mostra di foto di Escher
«La mia è una mostra circolare. Si parte dal Gran Sasso per tornare al Gran Sasso». Piero Moscone ha in mano una stampa del Corno Grande con la visuale da Arsita. Proprio lì, il più noto grafico del ‘900 si fermò nel 1928, quando viveva a Roma. Maurits Cornelis Escher visitò l’Abruzzo per ben tre volte (tra il 1928 e 1935) durante la sua decennale permanenza in Italia e, affascinato dai nostri paesaggi, realizzò opere litografiche e xilografiche ammirate in tutto il mondo. «Nel 1935 si concesse un’ultima sciata sulle nostre montagne». L’intenzione dell’artista olandese era quella di raccogliere schizzi, disegni e appunti di viaggio. Non solo, anche qualche scatto con la sua macchinetta fotografica, per catturare i momenti più suggestivi del suo vagabondare a piedi, a dorso di un asino, con vettura postale, utilizzando tutti i mezzi a disposizione che il tempo poteva offrirgli. Grazie all’impegno dell’architetto Moscone parte di questo materiale fotografico è in esposizione per tre settimane alla libreria Polarville, in centro storico. Ieri l’inaugurazione che ha riunito tanti appassionati di arte grafica.
«È bene sapere», sottolinea Moscone, «che Escher era un incisore. Dedicò la sua prima parte della carriera artistica ai paesaggi, prima di diventare artista dei paradossi e delle costruzioni impossibili». Ma dietro quelle forme e quelle geometrie si celano scorci familiari. Così, la foto di una scalinata scattata nel borgo di Scanno potrebbe fornire l’ispirazione per quelle geometrie improbabili che hanno reso famosa la sua arte nel mondo. Proprio da questo nasce l’impegno dell’associazione che Moscone rappresenta, “Culture tracks”. «Ci siamo costituiti nel 2003 con l’intento di realizzare un itinerario artistico attraverso nove comuni visitati da Escher» spiega l’architetto. «Un’iniziativa volta ad attirare turisti e appassionati in un circuito che passa per Anversa, Fara San Martino, Goriano Sicoli, Scanno, Opi Alfedena, Vittorito, Scontrone, Pettorano sul Gizio. All’inizio abbiamo avuto il sostegno di fondi comunitari e abbiamo avviato dei gemellaggi importanti, anche con Cordova». Istanze che Moscone porta avanti tra tante difficoltà legate al morbo di Parkinson. «Mi è stato diagnosticato quando avevo 29 anni, oggi ne ho 46 e l’arte è la mia forza». La mostra è aperta dal lunedì al sabato con orari 10-14 e 16-20.