L’Aquila, la notte della ricerca accende le luci in centro
Avete mai provato a camminare sull’acqua? L’esperimento andò in scena per la prima volta sul lago di Tiberiade e la cosa passò alla storia come un evento straordinario. Eppure, la scienza insegna che basta aggiungere all’acqua un po’ di amido di mais per permettere a chiunque, se non di camminare, di correre senza affondare. Tra gli avamposti delle installazioni di Sharper c’era proprio questa postazione, con una vasca lunga circa dieci metri posta a ridosso della chiesa di Cristo Re.
Da lì, per migliaia di visitatori è iniziata la lunga notte della ricerca, un evento promosso a livello continentale per consolidare il dialogo, lo scambio e la conoscenza reciproca tra cittadini e ricercatori. Così anche quest’anno, le vie puntellate del centro storico sono tornate ad essere lo scenario di spettacoli, conferenze, dimostrazioni, laboratori interattivi, esperimenti scientifici per avvicinare il grande pubblico al mondo della ricerca; tutto in una notte, in cui intrattenimento e informazione si sono unite a formare una miriade di iniziative dedicate alla scienza e all’innovazione tecnologica, ma anche alla cultura.
Già, perché le vie di Sharper e Univaq Street science – la parte della serata coordinata dall’ateneo – hanno accolto musicisti, attori, storici, archeologi e fotografi tutti impegnati a raccontare verità inedite del capoluogo, partendo dalle cronache di Buccio di Ranallo rispolverate nel chiostro del palazzo Lucentini-Bonanni, restaurato di recente. Una parata di artisti con in testa Giulio Votta, una delle icone degli Artisti aquilani. A fare capolino tra uno stand e l’altro, anche l’attore Luca Serani, insieme allo staff dell’associazione “Io ricordo”. Attrazioni per ogni età, dai bambini che hanno preso confidenza col cibo e coi giochi di luci in piazza Duomo, fino agli adulti che si sono confrontati con scenari stile “Csi”. La polizia ha messo in campo esperti della “scientifica” che hanno raccontato le ultime novità in materia, senza tralasciare la propria storia ultracentenaria, dal fondatore Salvatore Ottolenghi fino agli ultimi ritrovati che consentono di risolvere i “cold case”, i casi cosiddetti irrisolti da anni per mancanza di tecniche ora a portata di mano. La polizia ha anche allestito un “teatro virtuale” dove i visitatori hanno simulato giochi di ruolo sull’investigazione, mentre gli agenti hanno simulato rilievi tridimensionali.
Tra le curiosità di Univaq Street science l’installazione “Mind your bot”, un laboratorio didattico allestito a due passi dalla Fontana Luminosa ideato per avvicinare a uno dei più interessanti temi scientifici del futuro: la “Brain computer interface”, ossia l’insieme dei dispositivi che permettono di controllare un pc o un robot sfruttando direttamente l’attività cerebrale. Utilizzando delle cuffie in grado di leggere il livello di concentrazione e rilassamento, i visitatori hanno guidato dei mini-robot confrontandosi in prove di difficoltà crescente in una gara individuale. L’attività è pensata come un primo avvicinamento alla robotica.
Spazio anche al volo, dai droni fino agli elicotteri atterrati allo stadio Fattori. Una kermesse che ha lasciato spazio anche agli omaggi a “mostri sacri” dell’animazione, da Goldrake a Mazinga Z, in un’esibizione colorata a palazzo Fibbioni, volta a ripercorrere le origini, le gesta e le soluzioni tecnologiche dei robot immaginati dagli autori nipponici già 40 anni fa.
Tecnologie che ora iniziano a far parte della vita quotidiana di tutti noi. Novità di quest’anno, l’omaggio ai fornelli grazie a collaborazioni inedite all’Auditorium del Parco come quella tra lo chef stellato William Zonfa e il presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare Fernando Ferroni, grande appassionato di cucina. Sempre nello stesso luogo, il direttore del Gssi Eugenio Coccia è stato protagonista del “Black hole concert”: musica e scienza alla scoperta del cosmo attraverso il linguaggio delle vibrazioni.