Nizza, ecco dove sono i tuoi fratelli… caro Gramellini
Dove sono i musulmani moderati? Spetta a loro prendere le distane dall’Isis e da questi tragici attentati.
Puntualmente, ogni volta che un atto di terrorismo colpisce un Paese occidentale – perché le vittime in Siria o in Iraq non smuovono le coscienze più di tanto – il mantra si ripete. Chi chiama in causa questo cosiddetto “Islam moderato” (espressione di per sé discutibile) ignora, come viene fatto notare su un blog dell’Independent, non solo il fatto che migliaia se non milioni di musulmani continuano costantemente a condannare il terrorismo anche con azioni pubbliche concrete, ma anche che spesso il prezzo più alto, in termini di vittime, lo pagano proprio i musulmani, pensiamo alle 300 persone uccise Baghdad nei giorni scorsi. Di qui, lo stupore a leggere fondi come quello di Massimo Gramellini, comparso l’altro giorno sulla Stampa.
Where are all the “moderate” Muslims protesting against Islamic terrorism?
I don’t see any at all!
Is it because they know it’s Islam?— Warren C Wainscott (@warrenwarmachi1) 15 luglio 2016
E l’aspetto più curioso della vicenda è che gli ultimi mesi hanno visto decine di sit-in e marce di protesta in tutto il mondo da parte di musulmani, sulla scia della campagna #Notinminame. Ma tutto questo è stato pressoché ignorato dai più.
Lo stesso blog Indy100 fa riferimento ai cinguettii del giornalista Nooruddean Choudry che si esprime in tal senso.
Ma forse il punto non è questo. Oppure non è solo questo. Questo benedetto mantra è sempre appropriato? Riportiamo a tal proposito un frammento di un programma radiofonico alla Lbc, emittente britannica. Un ascoltatore di Colchester chiama il conduttore Nick Ferrari dicendo “Vorrei vedere più musulmani mostrare sdegno (per quello che è successo a Nizza) e a prendere le distanze dall’Isis”.
“E perché solo i musulmani? Non dovremmo tutti noi mostrare sdegno?”, risponde il giornalista. “Pensiamoci un attimo. Stiamo parlando di un francese, tunisino – probabilmente musulmano – magari sarebbe opportuno che tutti i francesi, tutti i tunisini e, perché no, tutti i musulmani sentissero il bisogno di prendere le distanze”.
“Vorrei vedere i musulmani qui in Gran Bretagna – riprende l’ascoltatore – affermare con chiarezza che l’Isis non ha nulla a che vedere con loro. Dovrebbero dar prova, dovrebbero dimostrare di essere musulmani buoni”.
“Ma cosa c’entrano adesso i musulmani in Gran Bretagna? Perché i musulmani che vivono a Londra o in qualsiasi altro posto del Regno Unito dovrebbero scendere in strada a manifestare, magari esibendo lo slogan ‘Not in my name?’. Cosa le fa pensare che hanno questa urgenza?”
“Ascolti – riprende Ferrari – quando il dottor Shipman (medico e serial killer britannico, che uccise avvelenandole un numero compreso tra 215 e oltre 260 o addirittura 345 persone con la morfina a processo gli furono attribuite solo 15 vittime) è stato accusato di aver ucciso tutte quelle persone nessuno ha chiesto o preteso che altri medici o infermieri scendessero in strada a prendere le distanze. Non è così?”