Comunità 24 luglio in viaggio per raccontare storie di migranti
15 Giugno 2016 Condividi

Comunità 24 luglio in viaggio per raccontare storie di migranti

In viaggio, per sentirsi a casa: quali sono i colori del mondo? Una semplice domanda e centinaia di chilometri da percorrere per rispondere, armati di macchina fotografica, taccuino e telecamera. Il viaggio è quello della Comunità “24 luglio” sulle strade del centro Italia per realizzare un documentario che racconti il fenomeno dell’accoglienza dei migranti nei piccoli borghi. Una piccola troupe di 12 persone che vede come protagonisti alcuni disabili che frequentano il centro diurno dell’associazione aquilana.

DIARIO DI BORDO

Quest’anno, uno degli obiettivi formativi specifici era dedicato al giornalismo multimediale, e negli ultimi mesi la sede della Comunità di via Ficara ha ospitato vari seminari tecnici che hanno visto la partecipazione, tra gli altri, del giornalista del Tg2 Angelo Ficorilli e di Danilo Balducci, fotoreporter aquilano spesso impegnato in aree colpite da conflitti (tra cui Georgia, Kossovo, Ruanda, Mar Baltico, Mar Nero, Tanzania, Azerbaigian), o lungo le rotte dei migranti.

Proprio dall’esperienza dei migranti nei piccoli paesi dell’entroterra parte questo documentario/reportage, diretto da Francesco Paolucci che già ha firmato la regia del film “La mano del cappello”, un lungometraggio che prende spunto proprio dalla vita e dalle dinamiche di un’associazione che è riuscita a trovare una formula magica, fra attività culturali, formative e ludiche, che vedono volontari e disabili impegnati alla pari. «Siamo partiti dall’Aquila lunedì scorso», racconta Anna Romano, responsabile coordinatrice del progetto. «La nostra ricerca si è concentrata su tanti piccoli paesi del centro-sud Italia che ospitano rifugiati o migranti. Di fatto, attraverso questa esperienza si incontrano due marginalità: quella dei disabili, ciascuno di loro con le loro storie e le loro difficoltà nella vita quotidiana, e quella degli immigrati, che rischiano la vita per dare a loro e ai loro cari un futuro migliore. Parliamo di due marginalità che raramente entrano in contatto fra loro».

Il viaggio, che termina in Toscana, ha raggiunto Sarnano, un paese nel Maceratese, Carunchio (Chieti), Oratino e Ripamolisani (Campobasso), Priverno e Roccagorga (Latina). «Abbiamo scelto tutti piccoli borghi», riprende, «per toccare con mano delle realtà che stanno cambiando la geografia sociale del nostro Paese». Piccoli borghi avvolti nel silenzio, dove persone come Awal il pittore, che hanno ancora difficoltà a esprimersi nella nostra lingua, trovano strumenti per raccontare la propria storia attraverso l’arte.

In prima linea quattro ragazzi del centro diurno: Gianluca Corsi, impegnato come fotografo, Giovanni Diletti (cameraman), Barbara Fontanazza e Benito Marinucci (giornalisti). I loro lavori sono divulgati attraverso la pagina Facebook dell’associazione.

La ricerca ha il supporto di Francesco Colantoni (cameraman e direttore della fotografia), Davide Sabatini (cameraman), Vincenzo Cacciavillani (fonico), Andrea Mancini (fotografo), Letizia Ciuffini (organizzazione generale).