Strasburgo, il ritratto di Maurizio Molinari
11 Giugno 2016 Condividi

Strasburgo, il ritratto di Maurizio Molinari

Lo schermo del portatile completamente scuro, la voce guida del sistema operativo quasi impercettibile anche nel silenzio della press room del Parlamento europeo, le sue mani si muovono agili sulla tastiera. Comunicati, note informative, email di servizio in tre o quattro lingue distinte. Fiumi di lettere che scorrono sotto le dita di Maurizio Molinari.

Trentasette anni, originario della Marsica (suo padre è di Capistrello, sua madre di Pescina), non vedente dalla nascita, Maurizio lavora da un anno come addetto stampa di riferimento per il Parlamento europeo in Italia, una sorta di raccordo tra le istituzioni continentali e le testate giornalistiche del nostro Paese. Vive a Roma, ma il suo lavoro lo costringe a numerose trasferte e, almeno una volta al mese, raggiunge Strasburgo in occasione della Plenaria. Fino all’anno scorso viveva a Bruxelles dove, nel 2013, era stato indicato fra i dieci italiani più influenti della capitale belga dal magazine online www.gliEuros.eu

Dalla parte opposta dell’edificio centrale, rispetto all’area stampa, le discussioni in emiciclo aprono continue finestre sull’attualità internazionale: Ttip, piano Juncker, flussi migratori, ma anche Panama Papers e Brexit sono al centro del dibattito di questi giorni. Indicazioni di voto e dichiarazioni continuano ad affollare le grandi caselle di legno che affiancano la hall dei giornalisti. Il compito di Maurizio è di filtrare dati e informazioni e scegliere argomenti di interesse per il pubblico italiano, così come programmare le interviste. Non è sempre facile, le richieste dei colleghi sono parecchie e c’è gente come Luigi Gandi di Antenna 3, capace di allestire uno studio improvvisato per uno speciale con 8-9 contributi a puntata riuscendo, peraltro, a rendere compatibile l’intervista a Cécile Kyenge con quella a Matteo Salvini. Gli Europarlamentari del Carroccio sono tutti ancora choccati dal tragico incidente di Buonanno. «Caro Gianluca, stavolta l’hai fatta veramente grossa», ha scritto qualcuno all’ingresso dell’emiciclo. «Questo fatto ha colpito un po’ tutti», sottolinea Maurizio. «D’altra parte, Buonanno non era uno che passava inosservato, tra pistole, sogliole e quella maschera di Angela Merkel che è riuscito a fare entrare in aula».

In un anno di lavoro al Parlamento europeo, Maurizio Molinari – omonimo dell’attuale direttore della Stampa – ha imparato a conoscere molte dinamiche relative alle istituzioni comunitarie. Ottenere questo lavoro è stato tutt’altro che facile. Ha dovuto sottoporsi a una selezione con oltre 30mila concorrenti. «Si tratta di una scrematura generale a suon di test professionali e psicoattitudinali», spiega, «da qui, viene fuori un “inner cicle” di candidati che vengono messi in condizione di inoltrare la propria candidatura ai posti che si rendono di volta in volta disponibili».
Tutt’altro che agevolato dalla sua disabilità, anzi. «Sono risultato vincitore a dicembre 2014 ma ho iniziato a lavorare solo sei mesi dopo», sottolinea. «Mi hanno consigliato di accettare l’incarico subito prima che qualcuno a livello politico volesse provare a cambiare le cose. E ci hanno provato, cercando – invano per mia fortuna – di dimostrare che, come non vedente, non ero adatto per questo posto».

Ma Maurizio ha le spalle larghe ed è abituato a combattere e non rinunciare a nulla. Sport, viaggi, musica, esperienze di ogni tipo: «Ti ho mai detto che vorrei essere il primo cieco ad andare nello spazio?». Quando viveva a Bruxelles ha partecipato pure a un paio di mezze maratone, chiudendo con tempi invidiabili. È un grande appassionato di calcio. Studiando a Liverpool ha iniziato a collaborare con la Bbc. «Con loro mi sono fatto le ossa», ricorda, «lavorando a dei documentari sulla Premier League, piano piano ho acquisito esperienza e un bel giorno sono arrivato a intervistare l’attuale ct della Nazionale, Antonio Conte, quando era allenatore della Juve, la squadra che amo». Con Conte si sono incontrati di recente a Coverciano. Due anni fa ha seguito gli azzurri ai Mondiali in Brasile.

Da qualche tempo a questa parte la sua vita è cambiata radicalmente. «A Bruxelles ho conosciuto un’agente immobiliare, una ragazza lettone, Ilona Virse e mi rendo conto che il suo nome in Italia fa un certo effetto», scherza. Una birra, qualche frase in russo e di portoghese e da cosa nasce cosa. Ilona è diventata sua moglie e da un annetto la coppia ha un bambino, James.

I continui viaggi di Maurizio rendono impegnativa la vita di coppia . «Oggi sono qui, fra due giorni a Bruxelles e la prossima settimana andrò a riprendere Ilona e James a Riga… è un periodaccio ma per fortuna le vacanze estive stanno per arrivare». La fatica a fine giornata si fa sentire, ma anche grazie alle app del suo smartphone è talmente a suo agio che quasi ti scordi del suo handicap. Google e social network lo rendono praticamente autonomo nell’organizzazione degli spostamenti e basta l’appoggio sul braccio di un collega per superare i piccoli ostacoli nei movimenti quotidiani.

di Fabio Iuliano – fonte il Centro