«Pe’ conosce ’na persona ce se magna ’nu tumulo de sale». Giulio legge i proverbi ad alta voce e cerca di fare alla meglio in un dialetto scritto come viene su uno smartphone. Gente che fa dentro e fuori la tenda cerca di dare un senso a queste chicche di saggezza popolare o si cimenta con le carte. Dentro alla Tendamica si celebra la messa e si gioca a biliardino, si fanno i cenoni di Capodanno, si gioca a carte e si discute, si recita il Rosario e si gioca a ping pong, si fa il catechismo la mattina. Qualche volta ci si sposa anche, oppure si celebrano i funerali, quando capita. Anche due eventi nello stesso giorno, quello lieto la mattina, l’altro il pomeriggio. Di questi tempi si è fatta anche la cena di Sant’Agnese. Un po’ tutta la vita del quartiere del Progetto Case di Bazzano ruota intorno a questa tensostruttura che venne edificata durante la fase emergenziale. Un’iniziativa della Protezione civile la cui funzione era inizialmente quella assistenziale. Subito gli abitanti di questa comunità l’hanno ribattezzata Tendamica.
Per molti, lo spaesamento imposto dall’esilio forzato e da un nuovo stile di vita è stato superato anche grazie alla coesione sociale. Un fenomeno per certi versi strano tanto da attirare la curiosità del giovane film maker torinese Giorgio Santise, allievo del Centro sperimentale di cinematografia. Da Torino è arrivato all’Aquila perché appassionato di reportage e documentari. «Mi piace raccontare il reale». Diverse settimane di riprese, tutto rigorosamente in bianco e nero, per realizzare questo documento inedito, scandito dalla quotidianità della gente che anima la struttura. C’è sempre qualcuno seduto dentro. Anziani, bambini, mamme. C’è spesso anche il parroco, don Romano Slugocki – di origine polacca – che coordina le attività sotto la guida della diocesi. «Noi amiamo questa tenda». Lo dice con un sospiro profondo Luciana Tomei, 66 anni.