Kansas
Per chi scrive, il Kansas è una sorta di terra di mezzo. Una dimensione sospesa tra un passato appena lasciato alle spalle e un futuro che non riesce ancora a materializzarsi. Per miglia, in Kansas, per centinaia di miglia, può non accadere niente, al massimo una curva. Eppure, due anni prima, avevamo visto un ciclista dell’Iowa morire, travolto da un pick up che transitava nel momento sbagliato proprio da quelle parti. Era il 2005 e la nostra Race Across America – la folle corsa in bici da un capo all’altro degli Usa – si era fermata qualche ora più avanti. Al nostro ultraciclista, arrivato già disidratato alle stazioni intermedie del Colorado, quella tragedia diede il colpo di grazia e fummo costretti al ritiro.
Tornare in Kansas due anni dopo, nel 2007, dava a tutta la nostra squadra – sbarcata di nuovo negli Usa a supporto dello stesso ciclista – delle sensazioni del tutto analoghe a quelle descritte da Jack Kerouac, in quello strano hotel di Des Moines, uno dei passaggi più celebri del suo On the road. “I was halfway across America, at the dividing line between the East of my youth and the West of my future.” Un senso di in-beetween-ness, breve e meno esistenziale forse, ma per noi altrettanto significativo.