Dove soffia il vento, viaggio nell'eolico in Abruzzo
Via col vento. A volte è il caso di dirlo. Cerchio, Collarmele, Costa Murrici, Monte Coppetella, Pescina, Cocullo: percorrendo le montagne di questi territori della provincia aquilana il rumore di fondo è una specie di rombo che fa pensare a un gigantesco ventilatore. E’ prodotto, invece, da decine di enormi pale eoliche che compaiono quasi senza soluzione di continuità in questa zona a cavallo tra la Marsica e la Valle Peligna così come in altre zone del Pescarese e del Chetino: aerogeneratori sorgono anche a Tocco da Casauria e interessi da parte di società sono stati espressi nell’Alto vastese e nella zona del medio Sangro.
Il boom dell’eolico in Abruzzo
Ventitrè progetti ancora con la Via (Valutazione d’impatto ambientale) in itinere o da presentare; 12 con Via sfavorevole o abbandonati; 5 gli impianti completamente realizzati: è questa la mappa degli impianti eolici nella sola provincia dell’Aquila, una cartina aggiornata al primo marzo 2014 dagli esperti di Altura Abruzzo, Daniele Valfrè e Luciana Carotenuto. Non esistono censimenti degli altri impianti eolici abruzzesi e la Regione Abruzzo non ne ha mai realizzati. Quel che emerge è una regione in cui si vedono contrapposti comitati anti-eolico e ambientalisti da un alto (ferrea è l’opposizione dei cittadini di Civitaluparella, in provincia di Chieti, dove insiste un progetto di impianto a Colle del vento) e imprenditori e amministratori locali dall’altra.
Il caso di Collarmele
Tra i pionieri dell’energia eolica in Abruzzo c’è sicuramente Dario De Luca, sindaco di Collarmele che ha realizzato un impianto storico. La centrale, ultimata nel 1996, è la prima in Italia dell’Enel. L’accordo con la società che l’ha realizzata consente al Comune un minimo di royalties garantito (1-2% di solito) e una percentuale legata alla produzione. Questo permette di avere un’entrata costante che dovrebbe garantire un risparmio in bolletta, ma non tutti sono d’accordo: le testimonianze degli utenti in paese sono controverse.
Programmazione assente
Ferma l’importanza della produzione di energia da fonti rinnovabili, manca all’Abruzzo – ma anche a tutto il Paese – una programmazione generale dell’industria dell’eolico, per cui ciascuna regione non sa cosa fa la sua “vicina di casa”. «Il risultato è che l’espansione degli aerogeneratori è incontrollata», chiarisce il Valfrè, «con buona pace dell’integrità dei paesaggi e di un reale efficiente sfruttamento del vento. Non siamo contrari all’eolico in sé», precisa, «ma all’eolico selvaggio, perché non c’è un limite all’installazione di nuovi impianti industriali e perché vengono occupati i cosiddetti corridoi faunistici tra i Parchi». Inoltre, l’esponente di Altura spiega che «ogni autorizzazione per un progetto ha un iter a se stante che non tiene mai conto dell’effetto cumulo tra gli impianti abruzzesi e quelli delle regioni confinanti, Lazio e Molise». La legge prevede che si possa effettuare una Via interregionale, che, però, finora non si è mai riunita. C’è sempre da fare attenzione per Stefano Allavena, responsabile regionale Lipu. «Due anni fa venne presentato un decreto ministeriale che invitava le regioni a individuare le aree di esclusione dell’eolico, l’Abruzzo non l’ha fatto».
La fauna a rischio?
Allavena, come tanti esponenti di associazioni ambientalisti, ribadisce la sua preoccupazione per l’impatto di questi impianti sulla fauna, a partire dall’orso bruno marsicano, il cui habitat è stato alterato dagli sbancamenti, mentre le associazioni ambientaliste continuano a segnalare casi di rapaci (nibbi, aquile reali e grifoni ma anche uccelli migratori e pipistrelli) feriti o uccisi dalle pale, che sono come lame nel cielo.