Abruzzo, viaggio in bicicletta sulla futura via Verde
In bici sui sassi dell’ex tracciato ferroviario c’è da rompersi le ginocchia ma non esiste, al momento, alternativa alla Statale 16. Così, fare sulle due ruote da San Salvo a Pescara, proseguendo quel viaggio ideale iniziato da Martinsicuro, ha ancora il sapore di un’impresa sportiva, almeno per gente poco allenata come me. Nonostante annunci e convenzioni, la via Verde della Costa dei Trabocchi è ancora in fase progettuale e sull’ex ferrovia è rimasta una massicciata in balìa dell’erosione. Pista ciclabile o no, l’itinerario della costa sud attraversa, comunque, alcune delle riserve naturali più interessanti, con panorami mozzafiato e paesi che si affacciano sul mare. Per questo ho scelto di arrivare a San Salvo Marina il più presto possibile. Mi accompagna Federico Deidda con la sua Land Rover, l’ideale per caricare le bici e fare un sopralluogo nelle parti più difficili da raggiungere.
LA LUNA. «A quien madruga Dios le ayuda» (Dio aiuta chi si alza presto), dicono gli spagnoli: sulla strada fino al confine con Montenero di Bisaccia – che poi faremo a ritroso – ci accompagna una luna enorme. Arriviamo all’alba a San Salvo, ma non riesco a mettermi sui pedali prima delle 7.30, il tempo di fare colazione, preparare le bici e chiamare casa. Federico mi cede la sua mountain bike e questo mi conforta, è vero che sono affezionato ai miei quattro ferri, ma se si tratta di fare sul serio è meglio avere due ruote come si deve. I primi sette-otto chilometri sono piacevoli, trovo subito la pista ciclabile che nel giro di un quarto d’ora mi porta alla Marina di Vasto. L’odore di pini, le ragazze che corrono, le canzoni di Ben Harper nel lettore mp3 mi spingono avanti. Mi butto sulla costa di Vasto, passando davanti al mitico stabilimento “da Mimì” e a quel tratto di costa che – secondo una leggenda metropolitana – avrebbe ispirato “Una rotonda sul mare” di Fred Bongusto. Una situazione ideale per pedalare. Non la pensa così Giuseppe Bastonno che, invece, non sembra molto soddisfatto di come vanno gli affari al suo Rent a bike.
«C’è poca richiesta anche di risciò che di solito vanno per la maggiore», mi dice cercando di liquidarmi in fretta perché è alle prese con un’esigente turista romagnola. Mi faccio da parte e continuo a pedalare fino allo scoglio dove c’è la statua della “Bagnante”. Da qui in poi non c’è più niente di ciclabile, bisogna per forza proseguire sulla Statale 16.
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TARALLUCCI E VINO. «A Casalbordino tarallucci e vino». Un altoparlante mi accoglie sul litorale annunciando la festa del week-end, con tanto di schitarrate artigianali a cura di ’Nduccio e compagni. È un modo come un altro per aumentare le presenze sulla costa. Anche qui c’è da fare i conti con la crisi. Il lungomare di Casalbordino si può percorrere in bici, ma si deve passare per la stessa strada che fanno le macchine. Arrivo in paese alle 9.23 superando l’area industriale di Vasto e la riserva naturale di Punta Aderci che devo accontentarmi di guardare dal Blackberry, perché uscire dalla statale e scendere fino alla costa significa chiedere troppo alle mie gambe. Mi fermo, comunque, un secondo al bivio per rifletterci sopra e il conducente di un tir si attacca al clacson invitandomi a togliermi dalla strada. Io allargo le braccia per fargli capire che ha tutto lo spazio di questo mondo. Lui scambia il mio gesto per qualcos’altro e fa per fermarsi. È pure grosso. Per fortuna, poi, decide di proseguire. A quel punto, sempre sulla Statale, mi supera un cicloamatore esperto, avrà avuto almeno 55 anni. È umiliante non riuscire a stargli a ruota.
LA MASSICCIATA. Uscito da Casalbordino, torno sullo stradone consapevole di non trovare nulla di meglio, almeno fino a Torino di Sangro. Federico mi precede e mi aspetta fino al paese. Mentre pedalo, mi telefona dicendo di cercare sulla destra un piccolo tratto di strada ciclabile a ridosso della costa. Eseguo alla lettera, ma invece di trovare il tratto asfaltato, finisco per sbaglio sul tracciato della vecchia ferrovia. Lineare, pianeggiante, altro che i saliscendi della Statale. Ma per terra ci sono ancora i sassi della massicciata e con la bici vado a fatica. È lì che incontro Fabrizio Marcucci, un appassionato escursionista. «Sono anni che questi politici parlano di realizzare una pista ciclabile tra Vasto e Ortona», incalza. «Per il momento l’area non è bonificata, le gallerie sono chiuse e un grosso tratto rischia l’erosione a causa dell’azione del mare. Fino a quando c’erano le Ferrovie dello Stato facevano interventi di contenimento dell’erosione, ora non si fa nulla e quindi non sarà solo questione di una gettata di cemento». È un sollievo uscire dalla ferrovia per salire sul ponte sul Sangro. Lì ritrovo Federico che nel frattempo ha fatto amicizia con una coppia di turisti torinesi, pescatori improvvisati. Entrando a Fossacesia – quando sono quasi le 11.30 – ti senti catapultato proprio nel cuore della costa dei Trabocchi. È proprio in questo punto che ho maturato l’idea di dirottare da queste parti la mia famiglia per le ferie estive, cancellando prenotazioni altrove. Del resto, sarebbe proprio questo l’obiettivo della grande pista ciclabile, quello di funzionare da attrattiva per turisti e appassionati.
A San Vito arrivo verso le 12.40, l’orario giusto per una frittura di pesce in piazza, accompagnata da una birra: Federico dice che un po’ di sali minerali fanno bene. Nel primo pomeriggio, la sgroppata verso Ortona dove c’è anche da entrare nella galleria “Marrucina” sperando di non incontrare altri tir. All’altezza del lido Riccio giro verso il lungomare, illudendomi di trovare un percorso ciclabile. Dopo 200 metri, però, la strada che costeggia l’attuale ferrovia si interrompe bruscamente, in una discarica. Solo a Francavilla ritrovo una pista attrezzata, con tanto di “tappeto rosso”. Ma neanche il tempo di gioire che foro. Oltre 75 chilometri di strada brutta (su percorsi 94 in totale) e vado a forare nell’unico tratto decente. Chiamo Federico e cambio bici: arriverò alla Nave di Cascella alle 15.40 in sella alla mia mitica “Fausto Coppi”, ma non prima di passare per il ponte del Mare e aver visto delle ragazze straniere fare il bagno anche in topless alla fontana della Madonnina. Sembra un miraggio. Il caldo fa brutti scherzi.