Bertolaso: “Case e non container per gli sfollati”
L’AQUILA. «Voglio tornare qui, fra uno o due anni, e incontrare persone che vivono serenamente nelle case che gli abbiamo dato. Non voglio trovare gente che si lamenta perché vive nei container, al freddo d’inverno e al caldo rovente d’estate». Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, rilancia la sfida di garantire un alloggio a tutti coloro che, in quella notte del sei aprile, hanno perso la casa. «Stiamo registrando» ha spiegato ieri Guido Bertolaso, a margine di alcune iniziative alle quali ha partecipato, «una grande determinazione ad andare avanti tra tante difficoltà. Del resto ci stiamo confrontando con una situazione che da anni non si verificava in Italia. La nostra è anche una sfida con il passato». L’obiettivo prioritario, per il capo della Protezione civile, è quello di dare una risposta agli sfollati. «Si parla di oltre 20 mila persone, quelle con casa E. Per gli altri non è prevista una casa perché possono rimettere a posto la propria. Ma i bilanci li faremo a fine anno, quando vedremo se saremo riusciti a dare una casa a tutti quelli che ne sono rimasti privi». Per Bertolaso un aiuto in tal senso arriva anche dalle rinunce ad occupare gli alloggi del progetto Case. «Le rinunce derivano da tutta una serie di fattori» ha commentato. «Talvolta vi sono situazioni che inizialmente non erano state chiarite. E c’è chi ha deciso di rinunciare dopo aver visto che verifiche e controlli vengono regolarmente eseguiti». Quindi, la questione delle tendopoli ancora aperte. «Andare via dai campi di accoglienza (così come più volte spiegato anche dal sindaco Massimo Cialente, ndr) non significa perdere il diritto ad avere un alloggio del progetto Case o un’altra sistemazione stabile. Quando abbiamo cominciato a lavorare sull’emergenza sisma» ha aggiunto Bertolaso «ci è stato riferito che all’Aquila avremmo avuto già ad ottobre temperature invernali. Abbiamo così programmato la chiusura delle tendopoli entro il mese scorso. Qualche ritardo è legato alla paura provocata dalla scossa di terremoto avvenuta a fine settembre. Ma questo slittamento è da ricondurre anche a una carenza di informazione di base. Si è pensato che spostandosi dalla tenda si perdesse il diritto ad avere la casa antisismica. Forse, anche questo fa parte di un’opera di controinformazione a cui bisognerebbe fare attenzione in una fase così delicata».