Oltre – Geografia del Confine con Lithium 24
Venerdì 3 ottobre ho avuto il piacere di prendere parte ad uno degli incontri organizzati all’interno della mostra Oltre – Geografia del confine a Palazzo Romano. Alessandro Capurso mi ha invitata a presentare Lithium 24 di Fabio Iuliano.
Fabio è nato a L’Aquila nel 1978, è giornalista (Ansa, Il Centro), docente di lingue e autore. Ha vissuto e lavorato anche a Parigi e Milano; collabora con realtà sportive e culturali internazionali. Appassionato di musica rock, viaggi, sport (maratoneta).
Nei suoi libri i temi ricorrenti sono: la musica come chiave narrativa. Ogni libro ha un’anima “rock”, non solo citazioni musicali, ma strutture narrative che seguono i ritmi di un album: improvvise accelerazioni, ritmi più introspettivi, finali spesso sospesi. Utilizza come linguaggio la musica per esprimere desiderio, fragilità, nostalgia. Del resto lui è anche un ottimo chitarrista e ha deliziato la serata con suoi personali interventi musicali.
Racconta sentimenti di identità e smarrimento: i suoi protagonisti vivono disorientamento (come Simone in Lithium 24 e 48), attraversano vuoti di memoria e percezioni alterate della realtà. C’è spesso un confine sottile tra realtà e paranoia, lucidità e delirio. Altro tema ricorrente è il viaggio: in Lithium 24 Parigi ma anche New York hanno un ruolo fondamentale; non sono solo sfondi, ma veri e propri personaggi che influenzano le vicende.
Fabio intende il viaggio come ricerca interiore, oppure confronto con il passato e con l’altro. La letteratura è memoria culturale: la memoria culturale che diventa nostalgia collettiva (post-11 settembre, identità europea, shock generazionali). Nei suoi racconti il desiderio è forza vitale ma anche ossessione. I suoi personaggi vivono relazioni complesse, mai lineari, spesso intrecciate a momenti di crisi personale.
Il suo stile di scrittura può definirsi ibrido: unisce reportage, narrativa, musica e saggistica; è visionario: alterna descrizioni realistiche a frammenti onirici o quasi allucinati; è ritmato: la prosa imita spesso l’andamento musicale, alternando accelerazioni e sospensioni; è intertestuale: con frequenti rimandi ad autori, brani rock, poesia (soprattutto García Lorca); è molto minimalista nei dialoghi, più intenso nelle descrizioni emotive e nelle parti intimistiche.
Il colloquio si è dipanato sul tema “geografia del confine” e sul modo in cui Fabio pensa che il confine – non solo fisico ma interiore – possa essere un luogo fertile per raccontare storie; sui confini intesi come geografici, identitari, culturali e su quali sono quelli che lo hanno più ispirato nella stesura del libro; su come, da giornalista, abbia esplorato i confini reali, dalle migrazioni alle grandi città, e quanto questa esperienza abbia influito sulla costruzione del protagonista. Un incontro stimolante ed emozionante, perfettamente inserito nella tematica della mostra.
di Raffaella Rizzi – fonte La Voce del Paese

