Intervista a Rancore, nel suo Xenoverso
“Ho hackerato un concerto per restituire al mio pubblico qualcosa di diverso, tra musica, parole e performance”. Parola di Tarek Iurcich, alias Rancore da novembre in tour con Xenoverso, un allestimento immersivo che porta sul palco il concept del suo ultimo album, in un continuo viaggio “tra i mondi e tra i versi”. Un tour, partito al Viper Theatre di Firenze, che venerdì raggiungerà il Pin Up di Mosciano Sant’Angelo (ore 21.30 organizzazione Best Eventi) per l’ultimo appuntamento invernale, prima della data estiva del 23 giugno al Rock in Roma.
Xenoverso, uscito nel 2022, arriva dopo la duplice esperienza al Festival di Sanremo, dapprima nel 2019 al fianco di Daniele Silvestri come co-autore della pluripremiata Argento vivo, e successivamente nel 2020 con la sua Eden che gli è valsa la vittoria del premio Sergio Bardotti per il miglior testo. Ad anticipare questo nuovo giro di concerti, il rapper è stato protagonista di una puntata monografica del programma Indie Jungle in onda su Sky Arte, con un intero concerto e un’intervista speciale. Lanciato dalla trilogia di brani Lontano 2036, X Agosto 2048 e Arakno 2100, seguiti dall’ultimo estratto Le Rime (Gara fra 507 parole), Xenoverso si propone come un vero e proprio manifesto del rapper che concepisce un’escursione tra realtà e fantasia, sfidando i concetti di tempo e spazio.
Con Xenoverso, Rancore riporta tecnica, potenza e sincerità nel suo rap, realizzando ancora una volta un lavoro articolato, in cui molteplici suggestioni si risolvono in infinite possibilità di lettura, ascolto dopo ascolto. Per l’uscita dell’album, il rapper ha coniato un nuovo termine, unendo il greco “xénos” (straniero – ospite) e il latino “versus” participio passato passato di volgere per provare a definire l’ambiente che contiene tutto ciò che non è classificabile nell’insieme dei corpi e dei fenomeni dell’Universo materiale e palpabile. “Sono nato in un’epoca incastrata nel presente”, spiega Rancore, “dove la verità è imprigionata in ciò che è tangibile e dimostrabile. Esistono tante cose che non conosciamo, tante storie che si muovono fuori dal nostro presente, tante vite che viaggiano fuori dalla nostra realtà quotidiana e tanti mondi nascosti dietro gli angoli dell’Universo”. Insomma, tanta ricerca nelle parole, nel sound, così come nella dimensione concettuale a cui un semplice live non poteva rendere giustizia. Serviva una formula rivoluzionaria ad accompagnare la scaletta.
Tarek, che concerto ci aspetta?
Abbiamo creato un ambiente in cui parole, suoni e immagini si rincorrono a dare una dimensione del tutto nuova. Con il mio pubblico cerco un canale di connessione particolare, in un certo senso, chiedo loro di visitare il mio Xenoverso. Quello che mi sorprende è il grado di attenzione durante lo show, a volte resto in silenzio a godermi il feedback della mia gente.
Un approccio senza dubbio originale, John Cage avrebbe apprezzato. Che effetto fa tornare sul palco?
Qualcosa di bello e importante, dopo questi due anni in cui abbiamo vissuto una dimensione sospesa, volendo anche funzionale alla creazione di questo album che però conclude un lavoro iniziato qualche anno fa.
Come è arrivato a Xenoverso?
Ho dovuto navigare tanto per arrivarci. Come in un diario di bordo ho deciso di scrivere, di cantare, di fotografare, di disegnare questa lunga avventura. Xenoverso è un mondo che parte da un disco ma che forse può andare oltre. Tra piante, animali, sistemi, leggi fisiche, storie ed avventure, sono qui per raccontare tutto.
Che idea si è fatto di Sanremo?
Fortunatamente, ho passato gran parte delle serate a suonare non ho avuto modo di seguire la gara nel dettaglio. Certo, avevo delle curiosità o delle aspettative su alcuni artisti come Rosa Chemical, Giorgia, Coma_Cose. Ho ascoltato le canzoni, ma vorrei farlo nel dettaglio per capire l’evoluzione delle singole prove serata dopo serata. Avendo partecipato, so benissimo che la sera inaugurale si è molto più insicuri e la resa è diversa rispetto alle altre sere. Di tutto quello che riguarda la parte exra-musicale non sono molto interessato, quello è un prodotto televisivo a tutti gli effetti.
Ha suonato in Abruzzo in varie occasioni. Ricorda qualche concerto in particolare?
Ne ricordo diversi: per vicinanza geografica mi è capitato spesso. Certo, mi porto nel cuore il Red Zone Calling nel 2011, la nostra performance nel centro storico dell’Aquila ancora segnato da transenne e macerie. Ho diviso il palco con Dj Myke, in una line up che ha visto anche BrokenSpeakers, BestieRare & Dj Drugo, Zrk e Dj Baro.
di Fabio Iuliano – fonte: il Centro