Sui passi di Celestino V
23 Agosto 2025 Condividi

Sui passi di Celestino V

Sul rettilineo che collega la Valle Subequana all’Abruzzo aquilano, la corsa del Fuoco è una colonna silenziosa fatta di sguardi e fiato corto, che avanza lungo l’asfalto. Due file ordinate di ragazzi, adulti e bambini procedono insieme: qualcuno con la maglietta tecnica, altri con scarpe da ginnastica improvvisate, i più con i loghi e le scritte “Associazione Comitato festa della Perdonanza Celestiniana Unesco Ich”. In testa, la fiaccola che passa di mano in mano ogni 300-400 metri. Nell’aria, l’odore del combustibile che brucia per tenere viva la fiamma. A guidare il corteo, un Suzuki Vitara Hybrid blu scuro: assetto compatto, tipico del marchio, ma con quell’aria da “voglio sembrare un fuoristrada”, altoparlanti sul tetto e livrea marchiata Totani.

UNA VITA DI CORSA. Quest’anno, alla guida del mezzo c’è Mario Centi, storico tedoforo, tra i pionieri della prima edizione 45 anni fa. Ha 82 anni e non ha mai perso l’abitudine alla corsa: «Corro in maniera più soft, ma corro ancora». Lui c’è da sempre. C’era nel 1980, quando tutto si svolgeva in un unico giorno: una settantina di chilometri a passo svelto dall’eremo di Sant’Onofrio fino all’Aquila, con una sola sosta tecnica lungo il percorso. «Eravamo giovani, allenati», ricorda, «e si faceva tutto con entusiasmo. Quando sei in forma, la fatica la senti dopo. E poi volevamo arrivare, solo quello ci importava». Oggi Centi chiude idealmente il cerchio: sarà lui stasera l’ultimo tedoforo a entrare in piazza Palazzo (intorno alle 20) con la fiaccola accesa che verrà consegnata nelle mani del sindaco, Pierluigi Biondi per l’accensione del Tripode della Pace, gesto che simbolicamente dà il via alla Perdonanza. «L’entusiasmo è quello di sempre», racconta,  «anche se il fisico è cambiato. Ma la volontà no. E poi c’è Floro Panti, che da allora fino a oggi ha continuato a tenere insieme ogni cosa. Io corro, ma lui organizza. E oggi si fa in quattro per far sì che tutto funzioni». Ogni volta che il corteo si avvicina, Panti saluta dagli altoparlanti con il suo immancabile adagio “la fiaccola è qui”, pronunciato in fiorentino. A chiede a Centi il conto dei chilometri, risponde senza esitazione: «Ho fatto venticinque maratone, due edizioni del Passatore, la corsa di 100 chilometri da Firenze a Faenza. Correvo le distanze lunghe, non sono mai stato uno scattista. Ancora adesso una sgambata non me la nego, la domenica o quando riesco». E su questa edizione aggiunge con semplicità: «Quando mi hanno detto che sarei stato l’ultimo tedoforo, sono rimasto sorpreso. Non me l’aspettavo. Per me è un onore». Centi sarà affiancato da alcuni bambini e ragazzini negli ultimi metri.

IL PERCORSO. La fiaccola, partita dall’eremo di Sant’Onofrio, ha attraversato Sulmona, Pratola Peligna, Raiano, Goriano Sicoli, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Molina Aterno, Tione degli Abruzzi, Fontecchio, Ripa di Fagnano Alto, Civitaretenga, Santa Maria di Centurelli, San Demetrio ne’ Vestini, Villa Sant’Angelo, Sant’Eusanio Forconese, prima di entrare nel capoluogo, attraverso Onna e Paganica. A macinare i chilometri i gruppi sportivi Atletica L’Aquila e Atletica Abruzzo Academy, quest’ultimi con il coordinamento di Marzio Iacobucci. Sul percorso, anche storici runner come Gianni Giorgi e Tonino Massucci, inossidabili dell’Atletica Abruzzo L’Aquila con tante edizioni alle spalle. Il coordinamento della tappa iniziale è stato affidato all’Associazione celestiniana, guidata da Giulio Mastrogiuseppe. Il resto lo fanno gruppi storici e sbandieratori.

TRA STORIA E INCLUSIONE. Idealmente, ogni anno i tedofori ripercorrono i passi del futuro Papa Celestino V eletto papa dal Conclave di Perugia, ma il percorso è stato modificato sia per ragioni legate alla viabilità, sia per includere nel passaggio quanti più paesi possibili. Talvolta, il cammino si ferma in punti storicamente legati al passaggio del futuro Papa, come ad Acciano, in ricordo del miracolo operato in favore di un giovane malato di epilessia. L’episodio viene commemorato durante la giornata dedicata alla Perdonanza del Bambino disabile. Dal ponte sul fiume Aterno alla chiesetta rupestre della Madonna della Sanità, alle porte del paese, il fuoco è stato trasportato da ragazzi diversamente abili accompagnati da Paola Aromatario.

IL SENSO DEL PERDONO OGGI. Ad ogni tappa, come da protocollo, si arriva alla firma della pergamena delle “Perdonanze locali” e alla lettura della Nuova Bolla del perdono e della riconciliazione. A interpretare il senso, sosta dopo sosta, c’è Paolo Giorgi, coordinatore del Movimento Celestiniano e presidente della Fraterna Tau: «Celestino non va rinchiuso nel 1294: il suo messaggio è fuori dal tempo». Per Giorgi, la Perdonanza è «riconciliazione tra persone, prima ancora che tra uomo e Dio. Qui non parliamo di confessione, ma di un atto etico di pace tra chi ha offeso e chi ha ricevuto l’offesa. Un messaggio che vale per le piccole comunità, così come a livello internazionale, specie in un momento di tensioni come quello attuale».

UNA FIAMMA CHE NON SI FERMA. Il cammino è inserito nel calendario del Giubileo 2025 e fa parte delle iniziative che legano la Perdonanza al titolo di L’Aquila Capitale Italiana della Cultura 2026. Un legame tra memoria e futuro, tra chi ha corso allora e chi corre oggi. Con lo stesso Fuoco, che continua a passare di mano in mano. Come allora, e più che mai oggi.

di Fabio Iuliano – articolo uscito anche sull’Inserto Perdonanza del Centro