Nina Simone e i battiti di Sinnerman
31 Ottobre 2020 Condividi

Nina Simone e i battiti di Sinnerman

SinnermanSinnerman è uno stato di delirio. È un’accelerazione di angoscia. È un pezzo drogato, che spinge i battiti cardiaci lasciandoti in balia di una disperazione senza fiato, senza certezze e senza tempo.

Il ritmo è veloce, angosciante e martellante. È la perfetta e sincronizzata scena di un uomo che corre senza fiato da un luogo a un altro per cercare un riparo che non troverà.

Il peccatore tenta di fuggire dal giorno del giudizio, è una fuga che lui stesso vede come impossibile e conosce la sensazione dell’inesorabile, sa che la sua fine è certa.

Per un attimo spasmodico e doloroso si prende la parte di Caino, si spera che il peccatore possa essere perdonato e possa continuare a vivere. Non accadrà. Morirà straziato, invocando la potenza del Signore.

Dieci minuti della tua vita in cui puoi toccare, sentire e quasi vedere quello che sarà l’ultimo atto della tua vita. Non importa se in aereo, di corsa, circondato da donne splendide o in un letto d’ospedale. In quell’attimo starai correndo e starai compiendo questa fuga disperata, ipnotica, devastante: come un ballo maledetto e dannato con la pazzia di una mente in preda all’ultima e inoperabile ansia ma anche con una follia lucida, una disperazione che vede, sente e capisce.

Dieci minuti. Di panico e angoscia che generano un vortice di sofferenza masochista: vorresti non finissero mai per mantenere viva la flebile fiamma della speranza, vorresti fossero troncati, per concedere al tuo cuore e alla tua anima un po’ di pace.

E si compie il miracolo.

Perché la potenza che alcuni brani possiedono di evocare le sensazioni della vita è un miracolo.

Questo brano ci fa assaporare la morte, ci fa annusare la morte, anticipa ogni implorazione di pietà e perdono per avere ancora un secondo in più. Lo spirito e l’essenza, durante l’ascolto, si troveranno negli spazi concessi dagli ultimi istanti, quando tenteremo in ogni modo di rimanere aggrappati alla vita che sfugge.

Prima di Nina Simone solamente Lev Tolstoj, nel suo meraviglioso “La morte di Ivan Il’ic” era riuscito ad entrare, da vivo, dentro la morte.

La storia di questo brano è affascinante, nascosta nell’oblio delle piccole esistenze di singoli individui che hanno vissuto momenti storici importanti.

L’origine è un canto spirituale tradizionale di origine afroamericana, probabilmente ispirato dal libro dell’Apocalisse (E i re della terra e i grandi e i capitani e i ricchi e i potenti e ogni servo e ogni libero si nascosero nelle spelonche e nelle rocce dei monti; e dicevano ai monti e alle rocce: Cadeteci addosso e nascondeteci dal cospetto di Colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello), che il figlio di un possidente terriero ascoltava dagli schiavi della piantagione.

Polk Miller, dagli schiavi, imparò anche a suonare il banjo.

Personaggio bizzarro, alla fine della guerra civile americana, apre una farmacia e si dedica alla musica. Convinto apologeta dello schiavismo, fonda i “The Old South Quartet”, dove è l’unico bianco. Nel 1928, memore degli spirituals che ascoltava da bambino, canta “no hiding place down here”, testo che parla di peccatori che fuggono, rocce che non forniscono ripari e porte dell’inferno.

Diverse versioni vengono alla luce nei successivi trent’anni: nel 1954 i “The Sensational Nightingales” producono “on the judgement day”; nel 1956 la Les Baxter Orchestra lancia il brano “Sinner Man”, seguito a ruota, sempre nel 1956 da Bob Gibson (Oh sinner man)  e William Clauson. I “The Swan Silvertones la eseguono nel 1957 ed il cantante, Guy Carawan, affermò di averla imparata un anno prima proprio da Gibson. In affetti, le versioni di Carawan, Gibson e Clauson sono praticamente identiche.

Nina Simone impara questa canzone quando il suo nome era ancora Eunice Kathleen Waymon, una ragazza conosciuta per le sue capacità di pianista e cantante nella chiesa metodista del suo villaggio. Il brano veniva spesso utilizzato per i “risvegli” e negli incontri di preghiera per portare i peccatori all’altare.

Colpita dalla potenza del testo e dagli effetti che provocava Nina Simone inizia ad utilizzarla per la chiusura dei suoi concerti sin dal 1962, con il titolo composto da una sola parola (Sinnerman). La versione della Simone propone delle variazioni al testo della Les Baxter Orchestra, cercando di attribuire al brano anche la funzione di rivendicazione dei diritti civili, di cui la Simone è sempre stata esponente (Mississipi GoddamOld Jim Crow su tutti).

Nina Simone suona veloce, circa 128 bpm al minuto, piano, chitarra, contrabbasso, con la ritmica della batteria concentrata sul gioco di charleston in sedicesimi con accenti in levare. Le dinamiche sono fornite principalmente dalla voce nella prima parte, per poi passare ad una alternanza di intensità nella parte strumentale, scandita nella sezione finale da un battito di mani tra l’ipnotico e il tribale. Nel momento in cui gli strumenti suonano piano e il brano si affievolisce, il timbro di Nina Simone viene fuori con un “Oh Yeah” potente, deciso, che, se da un lato ti colpisce come un montante nello stomaco, dall’altro sembra farti riemergere, per un momento, dagli abissi che ti soffocavano. Quasi a concederti un’effimera speranza.

Nel 1965 incide una full lenght version della durata di oltre 10 minuti.

Quei dieci minuti.

di Saverio Moroni – fonte: Standout-zine.it 

Testo:

Oh, sinnerman, where you gonna run to?
Sinnerman where you gonna run to?
Where you gonna run to?
All on that day
We got to run to the rock
Please hide me, I run to the rock
Please hide me, run to the rock
Please hide here
All on that day
But the rock cried out
I can’t hide you, the rock cried out
I can’t hide you, the rock cried out
I ain’t gonna hide you there
All on that day
I said rock
What’s the matter with you rock?
Don’t you see I need you, rock?
Good Lord, Lord
All on that day
So I run to the river
It was bleedin’, I run to the sea
It was bleedin’, I run to the sea
It was bleedin’, all on that day
So I run to the river
It was boilin’, I run to the sea
It was boilin’, I run to the sea
It was boilin’, all on that day

So I run to the Lord
Please hide me, Lord
Don’t you see me prayin’?
Don’t you see me down here prayin’?
But the Lord said
Go to the Devil, the Lord said
Go to the Devil
He said go to the Devil
All on that day
So I ran to the Devil
He was waitin’, I ran to the Devil
He was waitin’, ran to the Devil
He was waitin’, all on that day
I cried, power, power (power, Lord)
Power (power, Lord)
Kingdom (power, Lord)
Power (power, Lord)

Oh yeah
Well, I run to the river
It was boilin’, I run to the sea
It was boilin’, I run to the sea
It was boilin’, all on that day
So I ran to the Lord
I said Lord, hide me
Please hide me
Please help me, all on that day
He said, child?
Where were you?
When you oughta have been prayin’
I said Lord, Lord
Hear me prayin’, Lord, Lord
Hear me prayin’, Lord, Lord
Hear me prayin’, all on that day
Sinnerman, you oughta be prayin’
Outghta be prayin’, sinnerman
Oughta be prayin’, all on that day

Up come power (power, Lord)
Power (power, Lord)
Hold down (power, Lord)
Go down (power, Lord)
Kingdom (power, Lord)
Power (power, Lord)
Na-na-na, na-na-na-na
Na-na-na, na-na-na-na
Na-na-na, na-na-na-na

Woah, ho
Ha-ha-ha-ha
Ha-ha-ha-ha, oh Lord
Nu, nu, nu
No-no-no-no, ma-na-na-na-na, don’t you know I need you Lord?
Don’t you know that I need you?
Don’t you know that I need you?

Oh, Lord
Wait
Oh, Lord
Oh, Lord, Lord