Roma, tra grande bellezza e impiccetti all’italiana
La città eterna negli occhi di un turista che viene da lontano, seppure italiano di origine e di passaporto. Il fascino della capitale offuscato da sveltine e sotterfugi di tante persone che hanno a che fare con i visitatori. Ti ritrovi così a discutere con tassisti, ristoratori e albergatori, centurioni e false guide che sembrano vivere di espedienti “tanto non lo sai che a Roma se ci gira famo così?”
“Nell’arco di ventiquattro ore me ne sono successe di ogni”, racconta Ubaldo Tiberi, avezzanese di nascita ma che da tempo vive a Göteborg, in Svezia, dove lavora come ingegnere. Nonostante le difficoltà del momento in materia di spostamenti aerei, è riuscito a ritagliarsi un po’ di settimane di vacanza che ha deciso di passare in Italia, per trovare i suoi in Abruzzo. Prima però un paio di giorni a Roma, il cui fascino è accentuato dal fatto che la città, in questo tempo, non brulica di persone. E poi non fa neanche tanto caldo. La situazione ideale, almeno sulla carta. E invece… ecco il suo racconto.
VACANZE ROMANE. Oltre ad aver avuto non pochi problemi all’arrivo all’aeroporto di Ciampino con i tassisti abusivi (gli unici disponibili dopo una certa) tali da richiedere l’intervenuto dei carabinieri, ho prenotato una visita guidata alle Catacombe di San Callisto.
Faccio una ricerca su Internet che mi fa capitare sul sito di una società spagnola e che opera internazionalmente. Sembra una società solida e trasparente per cui prenoto una visita guidata alle catacombe di San Callisto per la mattina di martedì 21 Luglio. Il tour inizierà alle 10 del mattino e durerà circa 3 ore. Effettuo il pagamento di 35 euro e ricevo un’email di conferma con tutte le indicazioni. Il punto di incontro è piazzale Appio 7, ovvero di fronte alla Coin che si trova all’uscita della fermata San Giovanni sulla linea A della metro alle ore 10. Mi lasciano anche il nome del fornitore locale con il suo recapito telefonico.
Perfetto. Orario e punto di incontro sono concisi e chiarissimi e non lasciano spazio a frantendimenti. E ho anche il numero del fornitore qualora insorgano problemi. La sensazione è quella di essere in una botte di ferro. Eppure nel giorno stabilito non si è presentato nessuno nonostante fossi nel punto di incontro ad aspettare dalle 9:50. Arriva l’ora X, ovvero le 10 e non si vede nessuno. Alle ore 10:11 provo a chiamare il fornitore locale. Nessuna risposta. Aspetto un po’. Riprovo alle 10:16. Nessuna risposta. Trovo un form on line per mandare un messaggio al fornitore chiedendo se fosse successo qualcosa, dando anche la mia disponibilità a posticipare il tour qualora fossero emersi dei problemi.
Nessuna risposta.
Aspetto fino alle 10:30 quando sfiduciato e cotto dal sole romano, che a quell’ora comunque si fa sentire, decido di andare via e di ripianificare la giornata.
Ma non mi arrendo. Provo a richiamare il numero del fornitore locale verso le 11:30 che questa volta risponde. Gli spiego il fatto accaduto in mattinata chiedendo se fossero emersi dei problemi e mi ha riassicurato che avrebbe “controllato con i ragazzi” cosa sia successo e che mi avrebbe richiamato subito dopo. Bene, non ho mai ricevuto alcuna chiamata indietro. Provo a richiamarlo un paio di volte nel pomeriggio invano. Decido di arrendermi. Ho come la sensazione di essere stato frodato.
Verso le 18 del pomeriggio la mia vacanza romana era ormai finita. Sfiduciato dal fornitore locale, decido di contattare direttamente la compagnia mentre aspetto il bus per lasciare la bellissima Roma. Mi risponde una voce automatica che mi permette di selezionare la lingua e ovviamente scelgo l’italiano. Sfortunatamente tutti gli operatori sono momentaneamente occupati, e vengo invitato a riprovare più tardi in tutte e tre i tentativi di chiamata intervallati da circa quindici minuti ognuno.
Una mente prevenuta potrebbe pensare che anche questo atteggiamento è tipico italiano. E che i paesi parsimoniosi non devono assolutamente permettersi di suggerirci cosa dovremmo fare in casa nostra. Loro devono solo cacciare soldi e pensare agli affari loro. E, ovviamente, venire in vacanza in Italia per essere fregati.
Dopo queste considerazioni richiamo una quarta volta la compagnia spagnola ma questa volta scelgo la lingua inglese per l’assistenza, in fondo la società è la stessa e opera internazionalmente. Mi risponde immediatamente una gentilissima ragazza al quale spiego l’accaduto e mi guida in tutto il processo di reclamo. Invio il numero di prenotazione insieme a una descrizione dell’accaduto. Allego tutti gli screenshot del mio cellulare come richiesto dalla gentilissima signorina in lingua inglese, incluso uno con il registro chiamate dove si vedono chiaramente i miei tentativi di chiamata non risposta al fornitore locale con tanto di data e ora.
A questo punto l’incredibile raggiunge un altro livello.
Il customer care liquida il mio caso dicendomi che non possono fare nulla in quanto a loro risulta che il tour sia partito invitandomi a leggere bene le email che ricevo perché molto probabilmente sono andato a un punto di incontro sbagliato. Ricordo che il punto di incontro riportato nella loro email è di fronte la Coin appena fuori la fermata San Giovanni, l’orario le 10: e io ero li dalle 09:50. Chi conosce Roma sa che il punto d’incontro stabilito lascia poco spazio a fraintendimenti.
In più, come prova che il tour da me prenotato sia partito, mi allegano un biglietto di ingresso alle catacombe sostenendo che lo abbiano comprato apposta per me. Su questo biglietto c’è scritto il prezzo di circa 9 euro, la data del 21 e la durata dalle 11 alle 11:40 ma non riporta altre informazioni. Mi chiedo come questa possa essere una prova valida che il tour sia partito in quanto quello che mi hanno mandato non è nient’altro che un generico biglietto di ingresso alle catacombe. E poi, qualora il biglietto fosse stato acquistato in loco, che senso avrebbe comprare un biglietto per una persona che non è fisicamente presente?
Eppure, secondo la società spagnola, quel biglietto è la prova schiacciante che il tour da me prenotato sia partito regolarmente insistendo che molto probabilmente io non sarei andato al punto di incontro stabilito (l’entrata della Coin a San Giovanni). Inoltre, hanno anche verificato che il fornitore ha agito secondo le regole generali del servizio e quindi non potranno fare nulla per il mio reclamo. Piuttosto, mi hanno invitato a leggere più attentamente le email che ricevo. Inaccettabile.
Ammesso e non concesso che io abbia sbagliato punto di incontro – quindi non all’ingresso della Coin di San Giovanni – l’accaduto non migliora la situazione già pessima.
Vorrei infatti fare due considerazioni. Anzi, tre. La prima è che una socità seria di solito fa l’appello prima di iniziare il tour. Il fornitore tipicamente ha la lista dei partecipanti con i recapiti di ciascuno e se alla partenza mancasse qualcuno sarebbe buona norma chiamare gli assenti per capire a cosa sia dovuta questa assenza; la seconda, a mio avviso ancora più grave, è il fornitore che non risponde alle chiamate dei partecpanti durante l’orario di svolgimento del tour. Viene da chiedersi cosa accadrebbe se a un partecipante venisse un malore o se, in queso caso, si perdesse nelle catacombe. La terza è che il non richiamare il cliente dopo aver fatto una promessa per poi scomparire completamente è semplicemente ilare.
Fortunatamente 35 euro non mi cambieranno la vita, così come non mi cambierà la vita una mezza giornata di vacanza persa a causa di una frode. Ma l’aspetto che da più fastidio è il passare per fesso con il consenso di quelli a cui racconti la storia e ti rispondono “…ancora non impari che a Roma funziona così?”
Vivendo e pagando tasse all’estero – tral’altro in uno dei frugal countries – mi viene da pensare con che faccia i nostri governanti pretendano sussidi dall’Europa ben sapendo che verranno sperperati per bonus vari e mantenere questo status-quo, e allo stesso rigettare categoricamente qualsiasi suggerimento di “aggiustare un po’” il modus operandi del nostro paese? Ecco, vogliamo soldi gratis da spendere come vogliamo e nessuno deve permettersi di dire cosa dobbiamo far a casa nostra.
Allora il prossimo anno andrò in vacanza in Grecia o in Portogallo e forse i paesi parismoniosi hanno ragione a prendere le posizioni prese. Probabilmente lo sanno anche loro che a Roma funziona così. E chissà se circostanze particolari come questa pandemia faranno, in qualche modo, svegliare le coscienze degli italiani: qualcuno forse inizierà a capire che ‘sti “impiccetti all’italiana” avranno il solo effetto di ridurre ulteriormente il già ridotto numero di turisti che vengono in Italia.