Lithium 48, il fascino discreto di Rue Saint Denis
Mi rimetto nella metro e faccio il viaggio a ritroso verso Chatelet. Poi, con i rollerblades ai piedi, raggiungo Rue Saint Denis. Cerco quel numero civico, mentre mi muovo in un parterre fatto di sexy shop e negozi di vestiti, in cui fa breccia la parrocchia di Saint Leu – Saint Gilles. Guardo distrattamente due attempate belle-de-jour appoggiate davanti al Jon Kafé. Chissà cosa avrebbe pensato di loro Ludovico Magno. Mi è capitato una volta di entrare nel localino qui all’angolo. Trovi sempre una di loro che sta alla porta e ti dice “Come stai? Non ti piacerebbe passare un po’ di tempo con me?” e tu rispondi qualcosa, tenendoti sul vago, cercando le parole giuste per smarcarti. Nove volte su dieci. Non stavolta. Non al 132 che corrisponde a un’insegna decorata in stile orientale. Alla ragazza che hanno messo alla porta non riesco a togliere gli occhi di dosso. La sua voce, i suoi lineamenti, le sue mani tessono una tela invisibile che avvolge ogni respiro. Da quando è finita con Paola, non avevo più provato una sensazione di questo tipo. (Lithium 48)
Se si desidera immergersi in un’atmosfera popolare e vivace, è importante attraversare il quartiere di Porte-Saint-Denis. Polmone del 10° arrondissement della città, questo quartiere seduce sia per il suo aspetto vivace e colorato che per il patrimonio storico. Infatti, si accede a questi luoghi tramite la famosa porta Saint-Denis, un arco di trionfo con sontuosi bassorilievi, costruito nel 1672 per rendere onore al Re Sole, Luigi XIV. E salendo lungo le stradine del quartiere, se ne scopre l’atmosfera animata, al tempo alla moda e cosmopolita.
In rue du Faubourg-Saint-Denis, i bar, ristoranti, trattorie e altri negozi di generi alimentari sono numerosi. Al n. 16, una brasserie si trova nel sito di un bellissimo edificio con decorazioni Art nouveau classificato tra i Monumenti Storici. Vari portici pittoreschi caratterizzano questa zona, come il passage du Prado al n.12, il passage de l’Industrie al n. 42, il passage Brady soprannominato Little India al n. 46, il passage Reilhac al n. 54 e il passage du Désir al n. 84. Al n. 61 bis, si trova il delizioso cortile des Petites-Écuries circondato da ristoranti che attirano molti turisti.
Dopo il passage du Désir, è la volta di una visita in rue de Paradis. Adulti e bambini adoreranno il Manoir de Paris, una “casa dei fantasmi ” che si trova in un’ex fabbrica di ceramiche. In questa strada tipica del quartiere si trovano anche delle antiche cristallerie.
Rue Saint-Denis, come è descritta da Massimo Sormonta in Saudade do futuro, è una delle strade più antiche di Parigi: tracciata dai Romani nel primo secolo e percorsa nel medioevo come via dei trionfi dei re fino alla grandiosa Cattedrale di Saint Denis a nord di Parigi. Ai nostri tempi è luogo di prostituzione ma non solo: infatti l’attività di ragazze e donne provenienti da tutto il globo è condivisa con atelier di prêt-à-porter, bar, ristoranti asiatici che stanno rimpiazzando rapidamente questi piccoli laboratori artigianali di vestiario. La strada fin dal primo mattino si presenta piena di”vita” in tutti i sensi: le numerose ragazze condividono gli spazi con il via-vai dei lavoratori di tutte le attività commerciali e naturalmente con i clienti delle suddette.
Rue Saint Denis non è assolutamente assimilabile ai classici e squallidi quartieri a luci rosse dei paesi del nord Europa ma conserva o almeno tenta di conservare una sua peculiare gaiezza e spudoratezza francese. Il film “Irma la dolce” di Billy Wilder è ambientato nel quartiere di Rue St Denis !. O il tragico monologo “La nuit juste avant les forêts” di B-M. Koltés, sicuramente ambientato in Rue St Denis. Le mie fotografie scattate nel corso di numerose visite, effettuate a mero scopo socio-culturale, risalgono a metà degli anni ottanta fino ai primi anni novanta del secolo scorso. Ora il fenomeno si è ridotto di molto anche a causa della speculazione edilizia (la strada è in pieno centro e il valore degli immobili è immenso) e anche per nuove campagne neo-moralizzatrici a cui il movimento organizzato delle prostitute parigine ha tentato di opporsi organizzando ogni anno il “pute pride” specie di “orgoglio della puttana” sulla falsa riga del “gay pride”. (Massimo Sormonta)