Trump e la politica dell’odio contro odio
Fanno riflettere le parole del comico australiano, Jim Jefferies, sui pericoli dell’amplificazione dell’odio e dell’intolleranza razziale da parte di chi porta avanti un certo tipo di politica. Un esempio tra tutti, è l’atteggiamento del candidato repubblicano alla presidenza Usa, Donald Trump, a seguito degli attentati di Parigi.
“Trump non fa che stuzzicare la paura
All’inizio se la prendeva coi messicani, dicendo che venivano a rubare e violentare.
Poi ci sono stati degli attentati terroristici.
E, dopo le stragi di Parigi, ha iniziato a dire: Non dobbiamo accettare più rifugiati dalla Siria. E i musulmani che vivono qui devono essere schedati. Però… cazzo, questo è darla vinta all’Isis. Perché quello di sparare alla gente a Parigi non era il loro obiettivo finale. E’ solo uno strumento per continuare a reclutare. Uno strumento che può funzionare solo se l’odio viene coltivato.
Trump dice: “Li mettiamo al bando, non li facciamo entrare, quelli che sono qui vanno schedati…”. E tu magari sei un ragazzino di 16 anni, musulmano, e hai vissuto l’intera vita in questo Paese. Ti sei sempre considerato americano e ti sei sempre identificato nella bandiera americana. Però all’improvviso qualcuno che potrebbe essere il tuo prossimo presidente inizia a dire: “Tu non sei benvenuto, tu vai schedato…”. Pensate a quel ragazzino… con che cazzo di velocità credete che finirebbe col radicalizzarsi? Prima non si sarebbe radicalizzato affatto.
Trump sta cercando di sconfiggere l’odio con l’odio. Ma l’odio non batte l’odio. Non l’ha mai battuto. L’unica cosa (e mi rendo conto che è la cosa più hippy che dico questa sera) che batte l’odio è l’amore.