L’Eusair e le reali prospettive dell’alta velocità in Abruzzo: le riserve dell’Aiuto
La strategia europea per la regione adriatico ionica sarà al centro di un incontro-dibattito promosso dall’Ufficio d’informazione in Italia del Parlamento europeo, in programma venerdì 17 giugno a Lecce. La regione adriatico ionica, attraverso il programma Eusair, mira a promuovere la crescita, la prosperità e alla tutela dell’ambiente nelle aree interessate negli otto paesi coinvolti (gli Stati membri Ue Italia, Slovenia, Croazia e Grecia e Albania, Bosnia Erzegovina, Serbia e Montenegro che non fanno parte dell’Unione europea), e si basa su quattro pilastri:
- crescita blu;
- collegare la regione;
- qualità ambientale;
- turismo sostenibile e competitivo.
Un piano di investimenti che rappresenta potenzialmente un’occasione importante per l’Abruzzo, regione di transizione del corridoio. Una delle sfide per il governo regionale si gioca sulla possibilità di estendere le reti Ten-T (gli assi principali di trasporto trans-europei) all’Abruzzo e ai territori della dorsale adriatica. Di fatto, si tratta del potenziamento dei collegamenti da Ancona in giù, riducendo sensibilmente i tempi di percorrenza tra Pescara-Milano, Pescara-Bologna e Pescara Bari. Una possibilità concreta a livello legislativo, ma difficilmente praticabile, almeno secondo la valutazione dell’europarlamentare grillina, Daniela Aiuto che non ha nascosto poi le proprie perplessità in merito alle potenziali ricadute del progetto. “Chi pensa di portare l’alta velocità dall’oggi al domani in Abruzzo si illude”, sottolinea. In primo luogo, il Cef (Connecting Europe Facility), l’organo preposto per i finanziamenti infrastrutturali non prevede un euro di investimento per il mezzogiorno. E poi, per parlare di alta velocità bisognerebbe rivoluzionare completamente il sistema ferroviario. Allo stato attuale, si può pensare di ridurre di una mezzora i tempi di percorrenza tra Bologna e Bari, ma è difficile andare oltre”.
La Aiuto non nasconde delle riserve in merito anche all’altro cavallo di battaglia del presidente Luciano D’Alfonso: il Masterplan. “L’hanno presentato spacciandolo per fonte di nuovi investimenti nella nostra regione”, sottolinea, “ma di fatto il Masterplan raccoglie disponibilità economiche e finanziarie provenienti da legislature precedenti, il governo Renzi non ha fatto altro che mettere insieme e riclassificare le risorse. Ma quello che ci colpisce”, prosegue, “è che la scelta dei 70 progetti non è affatto partecipata. Sono decisioni che vengono fatte calare dall’alto senza chiedere pareri agli stake holders del territorio”.