432 Hz: la musica che in pochi fanno ascoltare
Oggi ho deciso di strappare via per un po’ la scienza dal suo infinito dibattito con la religione perché mi andava di chiederle come procedesse il suo rapporto con l’arte. Mi ha confessato di trovarsi in una relazione complicata, siccome per la maggior parte degli artisti è abbastanza dura rassegnarsi alla presenza di una disciplina così razionale alla base delle loro istintive e inspiegabili passioni. L’arte, indispensabile creatrice di sensazioni e infallibile mezzo per dar voce alle proprie emozioni, necessariamente presuppone un matrimonio combinato con la materia scientifica. Nel caso della musica il confronto è palese: tempi, frazioni e numeri impongono una certa dipendenza alla matematica e basta approfondire un po’ per scoprire quanto spazio venga dato anche alla fisica.
La musica è una scienza che deve avere regole certe: queste devono essere estratte da un principio evidente, che non può essere conosciuto senza l’aiuto della matematica. Devo ammettere che, nonostante tutta l’esperienza che ho potuto acquisire con una lunga pratica musicale, è solo con l’aiuto della matematica che le mie idee si sono sistemate, e che la luce ne ha dissipato le oscurità.
— Jean Philippe Rameau
Nonostante io sia appassionata di musica da tutta la vita solo recentemente mi è capitato di imbattermi in un discorso straordinariamente interessante che ho deciso di condividere con voi. Non voglio che questo articolo sia pesantemente tecnico, ma per far sì che comprendiate tutti ciò di cui voglio effettivamente trattare, c’è bisogno che vi spieghi alcune cose. Cercherò di essere breve e di semplificare quanto posso.
Il suono viene percepito dalle nostre orecchie tramite le frequenze che fisicamente sono, come riportato su Wikipedia, “fenomeni che presentano un andamento costituito da eventi che nel tempo si ripetono identici o quasi identici” e che sono il risultato del “numero degli eventi che vengono ripetuti in una data unità di tempo”. L’unità di misura delle frequenze internazionalmente riconosciuta è l’hertz (Hz). Una caratteristica del suono, in ordine alla sua altezza, è l’intonazione, fondamentale per la musica, che si basa sulla differenza tra un suono e un suono di riferimento. Questo processo è indispensabile nel momento in cui si accorda uno strumento. Quando entrambi i suoni si trovano sulla stessa frequenza, l’intonazione è giusta e lo strumento è accordato correttamente. Se il suono emesso ha una frequenza più bassa o più alta (ed è cioècalante o crescente) allora si parla di stonatura. Nel sistema musicale standard universalmente riconosciuto la nota La in ottava centrale, in pratica la nota che si prendere come riferimento per accordare uno strumento,corrisponde a 440 Hz, come stabilito anche dagli accordatori e i diapason. Praticamente tutta la musica che ascoltiamo oggi, salvo rarissime eccezioni sperimentali o coscienti di ciò che leggerete successivamente, si basa su questa intonazione.
L’unità di misura di 440 Hz, però, non è sempre stata tale. Nel passato l’intonazione variava in base al paese d’appartenenza o al genere musicale eseguito e oscillava tra i 370 e i 560 Hz. Successivamente il governo francese decise di normalizzare la frequenza a 435 Hz, decisione da cui scaturirono diversi dibattiti portati avanti anche da esponenti eccelsi della musica italiana, come Giuseppe Verdi. Quest’ultimo si impegnò affinché la misura fosse regolata ai 432 Hz, sostenendo che la differenza fosse quasi impercettibile all’orecchio e per nulla influente sulla sonorità o il brio dell’esecuzione, ma rendendosi conto di quanto questa misura desse al suono qualcosa di più nobile, pieno e maestoso. La proposta fu accettata di buon grado dal governo italiano nel 1884, ma non si riuscì a diffonderla completamente in Europa, in cui comunque si continuò a tenere la nota La tra i 432 e i 435 Hz. Fu l’Inghilterra, si dice per un fraintendimento con la misura francese, ad aumentare il livello della frequenza fino a 439 Hz, sistema che fu poi adottato dall’America nel 1920. Ciò che, tuttavia, ci fa riflettere maggiormente è la situazione che a quel tempo c’era in Germania. Nel settembre 1938, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, la Commissione Acustica della Radio di Berlino ottenne di organizzare un congresso a Londra per adottare internazionalmente l’intonazione a 440 Hz della radio tedesca. Questa decisione fu promossa e portata avanti da Joseph Paul Goebbels, il ministro della propaganda nazista, che proclamò la nuova intonazione come ufficiale germanica. Nel 1971 questa misura divenne standard praticamente ovunque, nonostante le innumerevoli proteste dei musicisti e un referendum che chiedeva di rimanere a 432 Hz[1].
Giuseppe Verdi, da grande musicista qual era, aveva intuito, inconsciamente oppure no, che l’accordatura a 432 Hz aveva certamente qualcosa di diverso e precisò quanto fosseerrato innalzare di tanto l’intonazione, specialmente arrivando intorno ai 450 Hz. Intanto, tornando alla disciplina tanto razionale di cui parlavamo prima, è stato stabilito scientificamente che le frequenze sonore sono incredibilmente incidenti sulla nostra persona, sia a livello fisico sia a livello psicologico e possono avere, a seconda del loro valore, sia effetti benefici che negativi. Ci sono frequenze che riescono a farci sentire più rilassati, che aiutano a curarci dalla depressione e dal malumore, altre che sono addirittura utili per far fronte al mal di denti e ad altre malattie anche abbastanza gravi. Altre frequenze, invece, possono causare effetti negativi e risultare come strumento di controllo. L’accordatura a 432 Hz è chiamata accordatura aurea proprio perché si rifà alla proporzione aurea, una scala numerica che si trova alla base dell’intera natura. È un’intonazione significativamente più vicina a quella naturale della voce, regala molte più armoniche e per questo ha diversi effetti benefici, come il rilassamento, la regolazione del respiro e del battito del cuore, la cura di alcune malattie. Le armoniche, inoltre, esistono anche nei loro multipli e sottomultipli e 432 è un multiplo di 8. Le frequenze di 8 Hz (e relative proporzioni) sono presenti in natura in moltissimi contesti, tra cui la replicazione del DNA! Spesso si parla anche della bellezza dei 528 Hz, frequenza molto simile ai 432.
Risulta estremamente difficile e triste pensare che la musica, che essenzialmente ci fa stare così bene, sia in realtà influenzata da fattori così negativi. L’intonazione a 440 Hz, alla quale siamo oramai assuefatti, è invece praticamente innaturale, crea disarmonie difficilmente percettibili dagli esseri umani, ha poche armoniche ed evidentemente non è stata scelta casualmente come intonazione standard. Fu istituzionalizzata dalla Rockefeller Foundation, scoperta dall’intelligenza militare tedesca e usata durante l’olocausto, anche per spronare al lavoro più arduo nei campi di concentramento. I tentativi di ritornare al La verdiano sono inevitabilmente falliti. La differenza tra le due frequenze si ritrova anche a livello fisico. Basta osservare le forme che si vengono a creare (anche con un esperimento cimatico) comprendendo che 432 Hz esse sono decisamente più armoniche. Fortunatamente esistono ancora degli artisti (anche se veramente molto rari) che compongono la loro musica con un’intonazione a 432 Hz. Tra questi non possiamo non citare i Pink Floyd che, specialmente in The Dark Side Of The Moon, possono darci un esempio lampante della differenza tra le varie frequenze.
I 432 Hz compongono quella che viene chiamata frequency e che fa parte di ciò che si trova alla base della natura, dell’universo, della filosofia portata avanti da diversi studiosi (tra cui Platone). È collegata alchakra del cuore, quello del sentimento, mentre i 440 Hz vengono ricollegati al chakra che si occupa del… controllo del cervello.