Da #Glocal14 “Clicca qui per vedere cosa è successo”: attirare lettori senza ingannarli
“Clicca qui per vedere cos’ ha rischiato questa ragazza…”. Oppure: “Ecco cosa è successo…”.
Veri e propri titoli esca per attirare i lettori dai social network sulle pagine dei siti di informazione, promettendo a volte più di quello che alla fine il lettore trova. Il pensiero del giornalista Jon Stewart inquadra bene il fenomeno del click-baiting: “Mi sento come quando cammino per Coney Island. ‘Vieni a vedere un uomo a tre gambe’ mi dicono. Entro e trovo un ragazzo con la stampella”. Di come “adescare” i lettori in modo non ingannevole si è parlato nell’incontro “L’ultimo click: tendenze e derive dell’informazione digitale” moderato dal giornalista e docente Antonio Rossano. “Il problema è se dico che ho una cosa che poi nell’articolo non c’è – afferma Federico Ferrazza, vice direttore di Wired – Altrimenti si rompe il rapporto di fiducia”.
“C’è una questione etica – è la versione di Diana Letizia, responsabile della redazione web del Secolo XIX – se vedo che dei lanci sui social network che puntano sul macabro si tratta di una questione di giornalismo, non di click baiting”. Per Daniele Chieffi, capo ufficio stampa web di Eni, il problema è a monte: “Fino a che ci peseremo in click la questione resta. Spesso le notizie non vengono verificate. Se spostassimo l’attenzione sulla qualità anzichè sulla quantità il click-baiting morirebbe da solo”. La soluzione, quindi, è non ingannare i lettori e non esagerare: “La percentuale di lettori che accede agli articoli dalla home page è sempre più bassa – spiega Francesco Costa di Il Post – C’è un’ampia zona grigia in cui cerchiamo di stare al Post: vogliamo attirare i lettori e tentiamo di rispettare quello che promettiamo. Gli utenti quando si sentono fregati si inferociscono ma i lettori, tutti noi, cascano spesso in questi trucchetti”.