Ferguson, Police stopped my brother again
La polizia continua a ostacolare il lavoro dei cronisti, che riportano su twitter video e foto di intimidazioni, spintoni e minacce nei loro confronti. Se ne sono accorti i giornali stranieri che accusano gli Stati Uniti di atteggiarsi a “giudice internazionale dei diritti umani, ma devono lavorare di più sulla sicurezza in casa”. Critiche da Pechino e Teheran, mentre Russia Times riporta ora per ora gli sviluppi delle “strade militarizzate del Missouri”
Non solo manifestanti, violenti e non: a Ferguson la polizia continua a fermare e arrestare giornalisti e reporter. Dopo l’episodio della settimana scorsa in cui sono stati arrestati i due giornalisti dell’Huffington Post e del Washington Post, Wesley Lowery e Ryan Reilly, nella notte tra lunedì e martedì è stato arrestato anche il fotografo di Getty Scott Olson, che si vede nella foto pubblicata su twitter proprio da Reilly. Olson, che è stato rilasciato poco dopo, è l’autore di alcune tra le immagini simbolo delle proteste nel Missouri. Ma questi sono solo i casi più ampiamente riportati dalla stampa americana e internazionale. La cronaca sullo stillicidio di ostacoli posti al lavoro dei cronisti inviati a Ferguson da parte della polizia si fa su Twitter, dove oltre a riportare gli scontri, gli inviati dei giornali raccontano minuto per minuto le intimidazioni, gli spintoni, e le minacce che ricevono dalle forze dell’ordine. Intanto, mentre la stampa americana subisce arresti e fermi a Ferguson, la stampa internazionale si sbizzarrisce contro le violazioni dei diritti civili che nel Missouri. E’ il caso della Cina, della Russia e dell’Iran, spesso bacchettati dai governi americani per il loro modo di trattare con i dissidenti o con le minoranze, che ora accusano gli Stati Uniti di essere “i più grandi violatori dei diritti uman