19 Dicembre 2013 Condividi

Hockey: reazioni della Svezia tra delusione e orgoglio

Gli occhi di Sara Holmgren, giovane official della squadra di hockey svedese, dicono tutto: da una parte c’è la delusione per aver visto – nel giro di una partita – sprofondare la sua selezione nel lato sbagliato del tabellone, con la massima aspirazione di lottare nella finalina del nono posto: una specie di “coppa del nonno”. Dall’altra, c’è comunque la soddisfazione di chi è consapevole che già solo essere arrivati qui, in Trentino, rappresenta un successo, considerando che il sostegno economico da parte della nazionale svedese è stato praticamente nullo. “Se siamo riusciti ad allestire e finanziare una spedizione – spiega Sara Holmgren – è soprattutto grazie all’iniziativa di gente come il nostro capitano Joachim Thomson che è riuscito a raccogliere entusiasmo e risorse all’interno della lega nazionale universitaria che propone ogni anno un torneo con cinque squadre: Stoccolma, Gottenburg, Malmö, Linköping e Lund”.

Una lega, di cui Thomson è tra i fondatori. Tutti i giocatori sono studenti di ingegneria. Anche se la Svezia è una delle nazioni più in vista nel panorama internazionale dell’hockey sul ghiaccio le presenze all’Universiade si contano sulla dita di una mano e il massimo risultato è stato una medaglia di bronzo alle Universiadi invernali a Villars. “Siamo comunque dispiaciuti per aver fallito l’accesso ai quarti – spiega la Holmgren – nonostante la sconfitta nel match di esordio contro gli Usa, la vittoria con l’Italia (4-2 ndr.) ci poteva lanciare verso il primo posto nel girone. E invece, contro la Lettonia siamo sprofondati in coda. Questi risultati sono stati seguiti con una certa delusione a casa, non solo dalla stampa svedese che comunque ci sta riservando un’attenzione maggiore rispetto al passato, ma anche dai amici e familiari dei giocatori che seguono ogni match con apprensione”. Sulla stessa linea il coach svedese Björn Ferber. “Siamo passati, nel giro di un match dal paradiso all’inferno – commenta dopo la vittoria dei suoi col Giappone a Cavalese – pur giocando un livello ottimale su schemi rodati. Meritavamo di più”.

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Reactions of Sweden between pride and disappointment 

Swedish young official of the hockey team. Her eyes say everything. On one hand, she feels dreadfully upset that her selection fell in ranking in just one match. The remaining goal of striving for the ninth place is therefore a consolation prize. On the other hand, she is aware that being here in Trentino, almost without fi nancial support from Sweden, may already be considered as a success. She stated: “If we managed to create and fi nance a delegation, the merit goes mainly to the initiative of people like our captain Joachim Thomson. He managed to pick up enthusiasm and internal resources from the univer- sity national league, which organizes an annual tournament between five teams Stockholm, Gottenburg, Malmö, Linköping and Lund.” Thomson is also one of the founders of that league. All players study engineering. Even if Sweden is one of the top-level teams on the international hockey scene, they rarely participated in the Universiades, with their best result being a bronze medal at Villars. “We regret that we failed to qualify for the quarter-finals” Holmgren says. “Despite losing to USA in the opener, the win over Italy could have led us to the fi rst place of the group. Instead we were beaten by Latvia and kicked out of the competition. Back home, these results were followed with some disappointment, not only in the Swedish press – that is still paying more attention than in the past – but also by the friends and families of the players who follow every match with apprehension. On the same line, Swedish coach Björn Ferber shares Sara Holmgren’s view after the victory over Japan in Cavalese: “In one match, we went from heaven to hell, even if we could play a great level of some well-practi- ced schemes. We deserved more.”

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di Fabio Iuliano, video Davide Mongiardo, foto Antonio Portolano