Rifiuti, L’Aquila a rischio emergenza
A sei mesi di distanza dal terremoto la raccolta va a rilento e i rifiuti abbandonati in città costituiscono un allarme sociale, specie nei quartieri residenziali ancora semivuoti. E agli urbani si aggiunge la questione delle macerie.
Qualche mese fa, se non altro per segnalare la carenza di fondi a per la società che provvede alla nettezza urbana, il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, era stato il primo a parlare del rischio di un’emergenza rifiuti equiparabile a quella di Napoli. Oggi, a sei mesi di distanza dal terremoto del 6 aprile, i rifiuti abbandonati in città costituiscono un allarme sociale, specie nei quartieri residenziali ancora semivuoti. Agli angoli delle strade, specie a ridosso dei cassonetti e delle aree di raccolta, si accumulano quintali di rifiuti solidi, ingombranti, materiale umido, di origine domestica o materiale inerte, proveniente dai cantieri della ricostruzione. Un disagio che si aggrava anche con il maltempo di questi giorni, tra vento e pioggia che portano in giro rifiuti e detriti e acque piovane che ristagnano. Condizioni che di fatto fanno dei rifiuti abbandonati un allarme sanitario, considerando anche che nei mesi estivi le operazioni di demuscazione, derattizzazione e disinfestazione sono state carenti.
La macchina dell’Asm – la società comunale incaricata per la nettezza urbana – è rallentata dalle operazioni di chiusura delle tendopoli e la relativa pulizia dei siti. Talvolta, l’intervento sulle strade e piazze è selettivo. Spesso gli operatori si trovano a dover scegliere su quale via intervenire, prediligendo le strade in cui i residenti sono tornati ad abitare. Così capita che nello stesso quartiere solo alcuni cassonetti vengano ripuliti. La prima emergenza è legata al rinnovo del parco macchine, con numerosi mezzi rotti. Per questo il Comune ha chiesto 3,1 milioni alla Protezione civile. Bisogna intervenire nelle aree che sono più a contatto con le scuole e con l’area sanitaria. Ma l’attenzione più grande è legata al problema delle macerie e con questo i materiali tossici abbandonati, come l’eternit.
Per rimuovere le macerie del sisma ci vorranno cinque anni, secondo una stima dell’assessore comunale all’ambiente, Alfredo Moroni: “Oltre alle macerie cosiddette pubbliche, pari a un milione e mezzo di metri cubi – ha spiegato Moroni – vanno considerate anche quelle di privati, il conto raddoppia e bisogna cercare un sito alternativo”. Per i piccoli interventi dei privati si stanno aprendo 12 punti di conferimento dove potranno essere raccolti materiali inerti, rifiuti ingombranti, apparecchi elettronici, che altrimenti vengono abbandonati dove capita, creando decine di discariche abusive. I siti, dai quartieri della Torretta a Pile, dalle frazioni di San Giacomo a Bazzano, saranno recintati e sorvegliati. L’obiettivo è ridurre depositi e montagne di rifiuti a ridosso dei quartieri abitati. Un appello arriva anche dalle comunità locali: “Chi ha materiali da buttare si rivolga all’Asm, ed eviti di gettare rifiuti ovunque – ha detto il presidente della Circoscrizione di Paganica, Ugo De Paulis – qui, con la sede dell’Asm a due passi, buttano di tutto, anche vecchie lavatrici e frigoriferi”. (fabio iuliano /Ansa)