La libertà di informazione e il dibattito europeo
Tra gli interventi sulla libertà di stampa al parlamento Europeo spicca quello dell’olandese Judith Sargentini che, dicendosi contrariata per l’autocensura di molti giornalisti italiani, ha ricordato che in Italia l’80% delle persone si informa attraverso la televisione. Per questo motivo, ha sottolineato, è importante che nella visione del piccolo schermo garantisca la pluralità dell’informazione.
David Sassoli, capogruppo della delegazione italiana Socialisti e Democratici ha riconosciuto che “l’Italia è un grande paese democratico con una grande Costituzione. Ma anche i grandi paesi – ha aggiunto – possono sbandare e noi dobbiamo adoperarci per garantire la libertà di informazione”.
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Per i liberali, invece, Guy Verhofstadt ha riconosciuto le ragioni di Napolitano, ricordando tuttavia che “il problema è anche europeo ed è dovere del Parlamento intervenire e chiedere una direttiva che salvaguardi il pluralismo dei media”.
A nome del Gruppo conservatori e riformisti, Czarnecki Ryszard ha parlato di “due pesi e due misure”, ricordando che “l’Ue si basa su stati nazioni. Non cerchiamo – ha quindi avvertito – di imporre delle regole per la porta di servizio”.
Non è mancato il colore, con tentativi continui di interruzioni, una plateale disattenzione durante l’intervento conclusivo della Reding che ha portato alle scuse della presidente Roberta Angelilli e dello stesso Schulz, Gianni Vattimo (Idv) che ha parlato “dell’Italia campione di libertà anzi di libertinaggio”.
Polemico l’intervento del leghista Mario Borghezio: “quando c’era il centrosinistra io nei TG avevo lo 0,1% e tu Sassoli non ti stracciavi le vesti né rinunciavi al tuo lauto stipendio”.