IN PICCOLI GESTI

“Scusa, cosa c’è dentro, un concerto?” mi fa un signore all’uscita dell’Auditorium del Parco. La voce non la riconosco subito, ma la sua mascherina nasconde il volto dell’insegnante di musica che avevo alle scuole medie. “No, prof. Professore, è proprio lei? Qui c’è solo una conferenza stampa. I concerti sono fermi da mesi e lei dovrebbe saperlo”. “Lo so, lo so”, replica ridendo. “Ma tanto a me non importa: ogni giorno non esco di casa senza prima aver suonato un’ora sulla partitura di Bach adattata per flauto”. La libertà è responsabilità anche individuale. E parte anche dai piccoli gesti.

Cosa accade quando si prende una fiaba classica – una di quelle che tengono i bimbi incollati alla sedia – e la si utilizza come pretesto per andare a spasso tra i capisaldi della Commedia dell’Arte? È l’esperimento scelto per l’appuntamento di questa settimana della rassegna “L’arte non si ferma”, dove il teatro arriva a casa direttamente dal teatro Tosti di Ortona, attraverso il digitale terrestre. Stasera alle 22.30 su Rete 8, il direttore artistico del Tsa, Giorgio Pasotti presenterà “Il gatto con gli stivali”, uno spettacolo frutto di una collaborazione tra il Teatro Stabile d’Abruzzo e Fantacadabra. Liberamente ispirato

Il cinquantenne Luigi Giavatto, più solo che single, impiegato al Tribunale, parte per un breve viaggio in Sicilia col vecchio padre: l’occasione attesa una vita per risolvere un rapporto indecifrabile, la chance di superare un totem di incomprensioni. Ma presto questa avventura si dilata per digressioni e flashback, vita possibile e vita sognata. Sullo sfondo la Roma caotica di uffici e burocrazia, specchio dell’inazione del protagonista. Si gioca su queste dinamiche “Quando cavalcavo i mammut” il libro di Paolo Romano (ed. Scatole Parlanti), scrittore e giornalista che vive e lavora nella capitale. Nell’alternarsi di stili e piani narrativi, vanno in scena la

Nei cuori colorati disegnati dalle piccole Aurora e Sofia che il foglio trasparente attaccato a una transenna dell’ex Casa dello studente è riuscito a proteggere solo in parte. Nell’arcobaleno fotografato da Giuseppe subito dopo le piogge del pomeriggio. Nel disegno del piccolo Thomas, spillato su una gardenia posta all’ingresso di piazzale Paoli per ricordare la zia Claudia. Nello striscione. Nelle margherite, nelle peonie, nelle viole, nelle primule, nei narcisi e nelle rose bianche che da ieri decorano alcuni angoli esterni del Parco della memoria. Nel drappo bianco dei 309 martiri esposto alle ingiurie di una primavera che fa ancora i singhiozzi. Nello striscione nero dei Red Blue Eagles

La puntata di oggi di #The Walk of Fame Week ci consegna storie di dolore e rinascita attraverso le macerie: omaggio al terremoto dell’Aquila e la promessa di rinascita. Si parlerà anche della nascita delle Olimpiadi moderne e della genesi della canzone #Pride (In the name of Love degli U2). Questo e molto altro a partire dalle 18 su Rt Radio Terapia.  Rt RadioTerapia · THE WALK OF FAME WEEK – 7 Aprile

Dodici anni e un giorno negli strani meccanismi della mente che disegna geometrie inedite del passato. Chiudi gli occhi e ti sembra di rivivere quella notte scandita da sirene di ambulanze, odore di gas e polvere: nel buio le urla di chi è ancora sotto le macerie. Il ricordo è un brivido lungo la schiena, che a tratti toglie il respiro. Eppure, da quella notte sembra passato un secolo. Il 6 aprile 2009, alle 3.32, L’Aquila si svegliava in un incubo: parte della città semidistrutta, con molti palazzi inagibili, a partire dalle istituzioni, la Prefettura in macerie come la Casa

Anno 2002, il mondo contava ancora le macerie delle Torri Gemelle e i Pearl Jam si apprestavano a far conoscere la potenza silenziosa di una canzone, scritta per elaborare una tragedia vissuta in prima persona: due anni prima al festival di Roskilde in Danimarca, si erano visti morire davanti nove persone: “Lost nine friends we’ll never know – Perdemmo nove amici che non conosceremo mai”. Venne fuori così “Love Boat Captain”, uno dei capolavori di sempre, una canzone che, prendendo in prestito quel “All you need is Love” dei Beatles, restituisce un senso nuovo anche all’arte di riscoprirsi fragili. “It’s an art

Il ronzio del drone affronta il silenzio della notte, in attesa dei rintocchi in ricordo delle vittime del sisma. Un silenzio fatto di preghiere, ricordi e atomi di cemento accompagnati dal flusso d’acqua che scorre dalle fontanelle da un lato e dall’altro di piazza Duomo. Alle 21 in punto, ecco il fascio di luce che il drone è chiamato a catturare: sei grossi fari, raggiungono le nuvole all’istante. L’Aquila entra ufficialmente nel suo dodicesimo anniversario. Un’altra notte che sembra non debba finire mai, anche se ora c’è il coprifuoco a disegnarne i confini. RITO VIRTUALE. Un altro anniversario declinato in un

Se è vero che il cuore dei piccoli Federico ed Elena batte per L’Aquila, allora va preso il solenne impegno di riconsegnargliela, e pure in fretta, visto che sono passati 12 anni, più bella e più forte (cioè sicura) di prima. E l’impegno possono – anzi devono – prenderlo soprattutto i grandi. Perché se ci sono cuoricini pulsanti che sorridono con gli occhi da dietro una mascherina (maledetto Covid), davanti alla maestosità della facciata di Santa Maria di Collemaggio, non si può dimenticare che in questi giorni, in queste stesse ore, ma dodici anni fa, altri cuori si sono fermati. Trecentonove. E