Nei peggiori bar dell’Aquila / 1
26 Aprile 2018 Condividi

Nei peggiori bar dell’Aquila / 1

Passi per il decalogo della birra stampato sul muro. Passi per quel “se site venute a rompere’ o c*** avite sbagliato palazzo!!!” che si legge in un quadretto decorato con i colori del Napoli. Passi per la scritta vintage “ho sempre pensato che bere mi facesse male, allora ho smesso di pensare“, sul muro col pennarello indelebile. E passi per le targhette improbabili dietro al bancone. La cosa che più ti lascia pensare entrando nella Tana del Luppolo, nei locali di via Pizzo Doca, a due passi dalla piazzetta del Sole, sono gli sgabelli rivestiti in cellophane senza un motivo apparente.

Se cerchi un karaoke nel centro storico è questo il posto giusto. Perché cercare proprio il karaoke quando in giro c’è tanta bella musica dal vivo? Perché è nelle serate karaoke che si concentra la parte più autentica della movida di una città che ancora si lecca le ferite, che Virtù Quotidiane vuole raccontare con una serie di puntate condite da un pizzico di sarcasmo.

È lì che non troveresti mai quelli che non sbagliano mai una nota, semplicemente perché non escono mai dalla zona di comfort dell’estensione delle proprie corde. Quelli che il giovedì hanno un locale, il venerdì un altro, il sabato ancora uno e poi, niente, pigiama e lavoro fino al week-end successivo. Guai comunque a generalizzare.

Si diceva, però della serata karaoke. Nella Tana del Luppolo, consolle e video sono affidati a mister Emilio Brambilla. E si diceva del regolamento della birra. Regola numero uno: non la rovesciare. Poi: onora la tua birra; bevi e finché puoi; ama e rispetta la tua birra; non lasciare mai a metà una birra; rutta ogni volta che finisce il boccale; non mischiare mai la tua birra con qualsiasi altro liquido; goditi ogni sorso di birra; non prendere mai una birra analcolica; non prendere mai solo una birra.

La regola numero uno la infrangi presto, tra un Su di noi di Pupo e una Canzone del sole. O meglio, queste canzoni non intaccano la tua sfera emotiva più di tanto, ma la tua prima birra è già per metà sul pavimento, per un bicchiere appoggiato su un mobile a ridosso del bancone la cui tenuta statica viene troppo spesso sopravvalutata.

Però, quando parte Notti magiche, con tanto di duetto misto a ricordare i gol di Totò Schillaci e le finezze di Roby Baggio in quello che è stato uno dei mondiali più rimpianti dell’era moderna.

I gol – da – inseguire – sotto – il – cielo – di – un’estate – italiana ispirano le azioni migliori al biliardino, altro elemento forte del piccolo locale, il cui nome lascia poco all’immaginazione, in materia di potenzialità di socializzazione. Una proposta serale che nasce dall’esperienza di  Mariano Antonetti e del suo Moony’s.

E non sei tu che ascolti la tua musica, ma la musica che ascolta te. Canzoni inattese vengono a ritrovarti e intercettano sensazioni che neanche più ricordavi di aver provato.

I gusti raffinati di Brambilla rendono tutto più facile: giusto il tempo che il locale si svuoti un po’ e ti piazza una selezione senza soluzione di continuità dei Litfiba d’annata.

Quelli che non ti aspetti in una notte di karaoke, almeno non dopo aver dovuto metabolizzare Umberto Tozzi e Renato Zero.

In ogni caso, la presenza in sala di un paio di membri della punk band Niutaun contribuisce a riequilibrare le scelte musicali, con un paio di chicche tipo Creep dei Radiohead o Basket Case dei Green Day. Poi arriva il momento Litfiba. La discesa agli inferi passa per El Diablo e si ferma a Desaparecido, 17 Re e Litfiba 3, la trilogia del potere insomma, andando a prendere canzoni tanto lontane nell’immaginario collettivo che lo stesso Piero Pelù farebbe fatica a ricordare.

Le parole vanno e vengono, a intermittenza sullo schermo e non è sempre facile catturarle al tempo giusto e al momento giusto.

Tosca lo sa e quando canta si mette sempre vicino al bancone, proprio lì dove c’è lo schermo.

Però, le frequenze del radiomicrofono raggiungono ogni angolo del locale, anche le scale e il soppalco. La tentazione di cantare mentre si salta e si corre è tanta e a farne le spese è sempre e solo la regola numero uno, con lo straccio del locale sempre pronto ad asciugare la birra.

di Fabio Iuliano – fonte: Virtù quotidiane